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Un danno al territorio. Sampieri non lo merita
23 Apr 2024 11:33
Un no secco, senza se e senza ma. E’ quello della Sovrintendenza ai beni culturali, ambientali e paesaggistici di Ragusa pronunciato nell’ambito della procedura avviata alla Regione per l’ottenimento della valutazione di impatto ambientale VIA-VAS. Dagli uffici di piazza Libertà, quindi, arriva il parere negativo alla realizzazione in contrada “Trippatore” a monte di Sampieri di una cava di pietra da ricoprire con inerti non pericolosi. Lo saranno mai? Chi vigilerà sullo scarico dei rifiuti e che tipologie verranno conferiti nella cava di pietra dismessa che, con questo nuovo progetto, andrà a rinascere e pare in proporzioni più grandi di quella esistente? Interrogativi che vanno di pari passo all’avviata procedura sulla quale si dovranno pronunciare diversi soggetti. Su di essi pesa una grande responsabilità perchè la cava e quello che nascerà è a poco più di un chilometro e mezzo in linea d’area dall’ex Fornace Penna di Punta Pisciotto, la “Mànnara” che vediamo nell’episodio “La forma dell’acqua” del Commissario Montalbano, sulla quale la Regione ha investito parecchio procedendo alla sua acquisizione dai privati, formalizzata pochi mesi fa.
Il Sovrintendente di Ragusa, Antonino De Marco, ha espresso il parere del suo Ufficio: è un no.
Parere che è stato già inviato a Palermo. “Il parere del mio Ufficio è negativo – afferma – considero la zona di straordinaria importanza paesaggistica. La cava non è compatibile con la particolarità di questo territorio. Paesaggisticamente è un territorio di altissimo pregio, che non può essere martoriato, stuprato da una cava. Un no che ha le sue buone motivazioni, un territorio di tale bellezza non può tenere un tale peso, proprio no”.
L’iter di un progetto che prevede l’allargamento di una cava di pietra e la copertura di essa con materiale inerte.
La richiesta di valutazione di impatto ambientale è stata presentata alla Regione con due diverse note il 20 ed il 25 marzo scorso dalla Società Multi Service Italia con sede legale a Modica. Richiesta che è stata “girata”, per il pronunciamento-parere, al Distretto minerario di Catania, al Servizio geologico e geofisico del Dipartimento regionale Energia, al Libero Consorzio comunale di Ragusa, all’Ispettorato ripartimentale foreste di Ragusa, alla Soprintendenza ai beni culturali, dell’Arpa ed all’Autorità di bacino del Distretto idrografico della Sicilia. “…Tutte le amministrazioni ed enti potenzialmente interessati e comunque competenti ad esprimersi sulla realizzazione e sull’esercizio del progetto” avranno trenta giorni di tempo per verificare l’adeguatezza e la completezza della documentazione” – è quanto si legge nella lettera-comunicazione. Al primo capoverso si fa riferimento, oltre che al rilascio della VIA-VAS per l’impatto ambientale, ad un progetto riguardante “l’apertura di una cava di calcare di cui è previsto il totale ricolmamento dei luoghi e di un centro di recupero di rifiuti inerti non pericolosi in procedura semplificata R13, messa in riserva, ed R5, recupero, al fine di produrre materia prima secondaria in contrada Trippatore con efficacia temporale del provvedimento di Valutazione di impatto ambientale per 15 anni”.
Tanti i dubbi delle tante persone che hanno scelto di vivere ed investire in questa zona amena e tranquilla. Un’area che ha tutte le caratteristiche di un belvedere sul mare Mediterraneo: poco al di sopra del livello del mare da essa si guarda la grande estensione azzurra del Canale di Sicilia e si guarda pure a quel grande patrimonio arboreo tipico della macchia mediterranea con carrubeti, mandorleti ed uliveti spalmati fra il reticolo di muri a secco prossimo ad essere patrimonio Unesco. Ebbene nel realizzare una discarica di inerti non pericolosi, come viene definito il materiale che andrebbe ad essere conferito nella cava, ci vuole tanto coraggio. Coraggio nel calpestare la salubrità di un territorio che ha già dato parecchio con cave di pietra nate a gogò, fors’anche senza la dovuto vigilanza. Scicli torna nell’incubo, fa un passo indietro di quasi 30 anni quando la battaglia, per salvare la contrada San Biagio dall’insediamento di una discarica, andò perduta con pesanti danni al territorio, alle casse comunali ed ai cittadini.
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