TUTTO CIÒ CHE È POLITICO È “ETICO”

Su un emendamento della Lega (e di chi altro, se non di un movimento retrivo?), il Senato si riserva la competenza su temi definiti “etici”, come matrimonio, famiglia e cure fine vita.

A parte il fatto che condivido il superamento del bicameralismo perfetto e che, invece, questo emendamento va in senso opposto, l’aspetto su cui focalizzare l’attenzione è perchè in Italia la politica considera “etici” solo questo tipo di questioni. Qualunque sistema morale, e non moralistico, sia che si basi sulla fede religiosa sia su una idea filosofica, non può che fondarsi sul valore supremo della dignità della persona, con l’inevitabile corollario dei suoi inalienabili diritti e dei suoi altrettanto inalienabili doveri di rispetto verso l’altro. Proprio per questo lo Stato è e deve essere “laico”, cioè non teocratico, perchè deve essere incentrato su questa verità universale e accettabile da qualsiasi punto di vista.

Allora mi chiedo: esistono questioni politiche che non siano “etiche”? Non hanno forse grande rilievo etico le leggi che riguardano il lavoro, il salario, l’accesso alla casa, alle cure, il diritto allo studio, il riconoscimento delle libertà di pensiero, parola, ecc…? Non ne hanno forse i problemi dell’inquinamento e del consumo di risorse non rinnovabili? E non è forse di grande rilevanza etica normare la tassazione in modo che sia una forma di redistribuzione solidale? Proprio l’economia dovremmo tornare a pensare che ha una grandissima valenza etica, perchè riguarda  la dignità che conferisce il lavoro, come ci ricorda continuamente Papa Francesco,  la giustizia sociale, la lotta alla povertà, e perciò non può essere affidata solo ai giochi della grande finanza mondiale.

Tutto ciò che è politico, è “etico”, in quanto riguarda l’Uomo nella sua vita individuale e nelle sue relazioni sociali.

Perciò considero retrivo e “moralistico”, più che “morale”, definire “etici” solo i temi che riguardano la famiglia. Temo sia per questo che l’Italia fa tanta retorica sul presunto valore che i nostri cari politici assegnano alla famiglia, mentre in realtà è un paese dove mettere su famiglia e avere figli richiede proprio coraggio, infatti la natalità è particolarmente bassa. I giovani senza stabilità lavorativa e malpagati, i mutui per l’acquisto della casa che non vengono concessi, tante donne che lasciano il lavoro, spesso costrette, al momento della maternità, la cura di un disabile affidata sostanzialmente ai familiari: ce n’è abbastanza per affermare che della famiglia dovremmo cominciare a occuparci con pragmatismo più che con moralismo, se la consideriamo realmente un valore. Dallo Stato non dobbiamo aspettarci che ci dica cosa è o non è famiglia, ma piuttosto che eroghi servizi, quali, ad esempio asili nido e attività ludiche di custodia per i bambini nei periodi di chiusura delle scuole, per garantire la conciliabilità fra lavoro e genitorialità; oppure servizi che facilitino l’accudimento di  anziani e malati; oppure ancora maggiori facilitazioni per l’istruzione, specie universitaria.

L’impressione è che parla più spesso di temi “etici” chi di etica, cioè di promozione della dignità umana, in realtà non si interessa troppo.

 

 

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