Truffa “green” da 80 milioni: a Ragusa indagini e perquisizioni

Un’operazione di portata nazionale che tocca anche la provincia di Ragusa. Guardia di Finanza e Polizia di Stato hanno smantellato una presunta truffa da 80 milioni di euro nel settore del fotovoltaico, con perquisizioni e sequestri in diverse regioni italiane, tra cui la Sicilia, dove i militari del comando provinciale di Ragusa hanno dato esecuzione a diversi provvedimenti di perquisizione.

Al centro dell’indagine — denominata “Cagliostro” — un gruppo criminale transnazionale con una struttura piramidale, attivo su tutto il territorio nazionale, che avrebbe raggirato circa 6.000 persone, promettendo guadagni facili attraverso falsi investimenti nel settore delle energie rinnovabili.

Il meccanismo della truffa era quello classico dello schema Ponzi: agli investitori venivano prospettati rendimenti elevati derivanti dal “noleggio” di pannelli fotovoltaici collocati in presunti Paesi ad alta produttività energetica. In realtà, quegli impianti non esistevano, e i profitti versati ai primi clienti provenivano esclusivamente dai fondi dei nuovi sottoscrittori, finché il sistema non è crollato.

Il portale web utilizzato per veicolare gli investimenti, www.voltaiko.com, è stato posto sotto sequestro preventivo insieme a 95 conti correnti riconducibili al gruppo societario. Nel corso delle perquisizioni — condotte dai reparti della Guardia di Finanza e della Polizia Postale di Bologna, con il supporto delle unità di Ragusa, Rimini, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo e Pescara — sono stati sequestrati criptovalute, beni di lusso, lingotti d’oro, dispositivi elettronici e documentazione ritenuta di grande interesse investigativo.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Bologna, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di dieci persone, ritenute i vertici e gli intermediari della rete truffaldina.

A Ragusa, le operazioni delle Fiamme Gialle hanno avuto un ruolo di rilievo, con accertamenti volti a verificare l’eventuale coinvolgimento di cittadini e investitori locali. Le indagini, infatti, hanno mostrato come la rete di procacciatori fosse ramificata e capillare, con contatti in diverse province siciliane.

“Il caso conferma quanto sia importante prestare attenzione agli investimenti nel settore delle energie rinnovabili – spiegano fonti investigative – soprattutto quando vengono proposti guadagni fuori mercato e senza adeguate garanzie”.

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