TRE ORE DI VIAGGIO PER QUINDICI CHILOMETRI

Visto quanto successo negli ultimi giorni, mi pare corretto esprimere anche il mio parere sulla vicenda degli studenti  pendolari frequentanti gli Istituti superiori di Scicli, Modica e Pozzallo. Sono il padre di un ragazzo di Marina di Ragusa che frequenta il liceo scientifico di Scicli. Nel mese di dicembre 2007, mio figlio frequentava la classe terza della scuola media di primo grado e ha partecipato al progetto orientamento per la scelta del successivo grado scolastico, progetto sostenuto e patrocinato dalla Provincia regionale di Ragusa.

Ha scelto in tutta libertà di frequentare il liceo scientifico di Scicli e io come genitore non ho potuto fare altro che appoggiarlo senza pormi il problema del trasporto, in quanto si presume che in una società moderna al passo con i tempi percorrere 15 km dovrebbe essere una cosa semplice, e d’altronde nessuno in sede di orientamento aveva posto il problema: gli Istituti tutti “in vetrina” mostravano il loro lato migliore affascinando i ragazzi provenienti da tutta la provincia, ignari della possibilità o meno di raggiungere le sedi di studio. Perché orientare i ragazzi facendo credere loro di poter scegliere liberamente quando così non è? I ragazzi che frequentano il liceo scientifico di Scicli e risiedono a Marina di Ragusa e a Santa Croce Camerina partono da casa la mattina alle ore 6:50/6:55 (le lezioni hanno inizio alle ore 8:15) e rientrano a casa alle ore 15:00/15:10 (le lezioni hanno termine alle ore 13:15).

In totale stanno fuori casa 8 ore, di cui 3 di solo “viaggio”, ma come sostengono i dirigenti Ast di Palermo anche ai loro tempi era necessario fare dei sacrifici per raggiungere la sede scolastica. Si rendono conto che sono passati 50 anni da allora e che si vuole camuffare il disservizio con la parola “sacrificio”? Siamo o non siamo “in un’isola felice” come spesso qualche politico usa definire il nostro territorio? In quest’isola felice, dove chi ci amministra si definisce “senza potere contrattuale nei confronti dell’Ast”, dove la Provincia che organizza ogni anno l’orientamento dei nostri figli dichiara poi di non avere competenza per quanto riguarda il trasporto degli studenti, in quest’isola felice i genitori cercano di alleviare il disagio quotidiano dei loro figli in mille modi (organizzare un servizio privato con un costo che non è accessibile a tutte le famiglie, andare incontro al figlio a metà strada fino a Donnalucata per farlo arrivare a casa un’ora prima del previsto…). Il disservizio offerto dall’Ast (società a partecipazione regionale) pesa sulle spalle dei contribuenti ogni mese, perché in ogni caso per ogni alunno viene corrisposto un abbonamento.

Inoltre questo disservizio ha causato una diminuzione di iscrizioni presso gli Istituti di quest’area geografica, quindi una conseguente perdita anche nelle casse Ast. Ad aggravare la già difficile situazione è arrivata nel settembre 2010 anche la Riforma Gelmini, che ha sconvolto l’organizzazione oraria delle classi prime, mentre nelle classi successive l’orario è rimasto immutato. Ecco allora che ci sono studenti che terminano le lezioni alle ore 12.30, alle ore 13.15, alle ore 14.00… Per questo motivo, io ed altri genitori nella mia stessa condizione nel settembre 2010 abbiamo sottoposto il problema con lettera raccomandata alle sedi Ast di Palermo, Siracusa e Modica. Non avendo ricevuto risposta, ho pensato di sottoporre la questione in sede di Consiglio provinciale attraverso il Consigliere Iacono, il quale ha preso a cuore il problema facendo i passi necessari così come lo stesso Iacono ha ben ricordato nell’articolo del 30-06-2011.

All’Assessore Terranova vorrei ricordare che non è possibile costringere i cittadini a rivolgersi per ogni problema al Prefetto, perché questo è ormai l’unico passo che ci resta da compiere, visto che la politica si dimostra “sorda” ai problemi della cittadinanza, incapace di trovare una soluzione del resto possibile e di facile realizzazione: basta riorganizzare le corse Ast già esistenti  in modo più razionale, evitando di mantenere in vita corse “fantasma” interprovinciali utilizzate da un numero esiguo di persone (le corse vanno organizzate in base alle reali esigenze del territorio, non in base alla forza politica delle diverse province coinvolte, in un’ottica aziendale nuova che miri anche alla crescita dell’azienda in termini economici). 

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