TRA PASSATO E FUTURO

Ti ricordi gli odori i sapori della frutta di stagione, degli ortaggi del tuo territorio, ti ricordi del richiamo dell’ambulante che con la sua moto ape o con la sua lambretta vendeva, in giro per la città, i prodotti freschi della nostra terra. Vendere direttamente alla massaia era il servizio che l-ambulante forniva alla città, l’ambulante creava quel rapporto di fidelizzazione con il quartiere offrendo prodotti sempre freschi . Oggi no! Oggi le città sono assediate da una miriade di venditori che hanno invaso gli angoli delle nostre vie.

I consumatori, delusi dalla totale mancanza di capacità della gdo di offrire loro prodotti freschi, si attardano ad acquistare la merce posta ai margini delle strade.

Forse stiamo dipingendo un quadro molto familiare a noi cittadini di Vittoria.

Tutto sembra oramai normale, la consuetudine, anche se cattiva, diventa una regola.

Ma così non può essere! Se lo diventerà prima o poi si innescherà la guerra dei poveri.

Ma e’ in una città come Vittoria che questo fenomeno di economia sommersa –consumata alla luce del sole-, vive le più incomprensibili contraddizioni.

I nostri serricoltori per sopravvivere devono lottare contro una miriade di regole, lottano per far valere le regole che li tutelano.

I consumatori con le loro associazioni lottano per vedere applicate le regole che sono a tutela delle loro necessità, e lottano ora giustamente ora a sproposito, ma lottano.

Si pensa di legiferare nuove regole per la TUTELA DI…………

A Vittoria, fulcro nevralgico di una produzione e di un sistema produttivo che era all’avanguardia, le regole non esistono.

Non si e’avviata nessuna linea politica che indichi regole utili che indirizzino i piccoli produttori a percorrere una strada per la loro vita.

Nessuna iniziativa che indirizzi, collochi, regoli le attività di questa moltitudine di venditori, che per la loro stessa sussistenza violano le più elementari regole, sanitarie, fiscali e della civile convivenza.

Nessuna tutela per i consumatori i quali acquistano prodotti quasi sempre esposti sui marciapiedi anche ad altezza di marmitta, con tutto quello che ne consegue.

Regole, iniziative, progetti, confronti e poi scelte!

Scelte che determinano una via, un inizio ad una nuova fase culturale. Si culturale, perchè se non si creano le condizioni affinchè il cittadino sia indotto a vivere la cosa pubblica in modo differente da quello attuale, tutto sarà un fallimento.

Un territorio, un’economia che vive di queste palesi, lapalissiane e sostanziali contraddizioni come può esprimere un marchio? E a questo punto la domanda sorge spontanea/ un marchio, si, ma per chi, a favore di chi.

Di certo non dei piccoli produttori.

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