Timeos danaos et dona ferentes: a tutte le donne. Un racconto

In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Presidente del Club Inner Wheel Ragusa Centro Lucia Di Paola ha il piacere di condividere il racconto breve della socia benemerita Adriana Antoci.

A tutte le donne
(timeos danaos et dona ferentes, cit.)

Mi chiamo Valeria e faccio la fioraia.
Mestiere che mi piace, mi rende felice, perchè chi regala fiori deve essere felice.
Prima facevo la cronista, la cronista di nera, come si dice in gergo.
Arrivavo di corsa sui luoghi dell’orrore, mi intrufolavo a gomitate tra strisce di carta adesiva e uomini e donne in divisa, guardavo, fotografavo, chiedevo.
Ed era sempre una donna, quella riversa tra marciapiedi sconnessi e androni di portoni.
Pugnalata, presa a pugni, ammazzata di botte. Sangue e capelli rappresi, occhi che guardavano il nulla, maschere di dolore nel corpo e nell’anima che non c’era più, fuggita da una vita di dolore e disperazione.
E allora ho smesso: non volevo vedere più, non volevo sapere più.
E ho cambiato mestiere. Adesso, mi diverte vedere bimbi che comprano una rosa per la loro mamma, centellinando le monetine, fidanzati che regalano mazzetti di fiori alle loro donne, mariti che ricordano l’anniversario di matrimonio con mazzi di gerbere coloratissime.

Il mese scorso, nel palazzo di fronte al mio negozio, è arrivata una coppia.
Lui, alto, distinto, gemelli ai polsi e cravatta firmata, sorreggeva una donna con un fazzoletto colorato in testa, grandi occhiali scuri, un polso fasciato e un vistoso cerotto sulla fronte.
L’ha accompagnata fin dentro il portone, poi è venuto quasi di corsa nel mio negozio e ha chiesto un mazzo di fiori. Ha insistito perché fossero tra i più belli, i più colorati e più freschi.
Ha pagato ed è andato via. E io pensavo felice alla donna che avrebbe ricevuto fiori profumati. E così anche l’indomani, e il giorno dopo ancora. E mi sono ritrovata ad aspettare come fosse un appuntamento l’uomo alto e distinto che compra i fiori per la donna che ama.
L’ho vista, quasi ogni giorno, questa donna, sul balcone di casa, sempre con i grandi occhiali scuri che le nascondevano il volto e il fazzoletto colorato in testa. Ho avuto l’impressione che zoppicasse e mi è sembrato che stentasse ad alzare un braccio mentre stendeva con cura la biancheria. Mi sembrava stanca, affaticata, mentre apriva con difficoltà il balcone di casa, come se ogni gesto le costasse grande dolore e io ho ammirato ancora di più l’uomo alto e distinto che porta ogni giorno i fiori alla sua compagna che sta poco bene in salute.
E’ venuto anche stamattina, ha chiesto i fiori, ha pagato ed è andato via, quasi di corsa. Sembrava preoccupato, quasi spaventato.

Poi, in tarda mattinata, è arrivata urlando una macchina del 112. Ha frenato quasi salendo sul marciapiede di fronte, uomini in divisa sono entrati di corsa nel portone di fronte.
Si è formato quasi subito un capannello di gente inutilmente e morbosamente curiosa. Mi ricordavo queste scene: donne con le sporte della spesa, uomini con le biciclette e studenti che non erano andati a scuola. Tutti a chiedere, a voler sapere, a voler dire la sua per allontanare la paura e ed esorcizzare lo spavento, perché quello che è accaduto di terribile è accaduto ad altri, per fortuna.

Poi, è arrivata un’ambulanza, altre macchine dei carabinieri, e, dopo un tempo indefinibile, il carro funebre.
Da portone spalancato sono usciti, nell’ordine, due carabinieri che accompagnavano l’uomo alto e distinto in manette, un medico, e, in ultimo, un corpo disteso su una barella: era coperto da un lenzuolo bianco, ma un braccio era scivolato fuori dalla coperta ed era ammaccato, violaceo, pieno dei lividi che tante volte avevo visto su altre donne.
La folla si è allargata, alcune donne si sono segnate, altre hanno guardato sgomente, un uomo ha chinato il capo in segno di rispetto.
Adesso, sono andati via tutti, e sul marciapiede sono rimasti solo il fazzoletto colorato che vedevo in testa alla donna che zoppicava e i petali dei fiori che il signore alto e distinto aveva comprato stamattina.
Mi chiamo Valeria, facevo la cronista di nera, poi la fioraia.
Adesso, non so più cosa fare.

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