TERZA TAPPA ATTRAVERSO LA VITICOLTURA LIGURE

Dopo aver analizzato le potenzialità vitivinicole delle DOC Colli di Luni e Cinque Terre, oggi vedremo cosa offre il disciplinare confinante a ovest con le Cinque Terre. Si tratta delle Colline di Levanto.

La zona territoriale delle Colline di Levanto comprende i comuni di Bonassola, Devia Marina, Framura e Levanto, tutti in provincia di La Spezia. Come le altre zone viste prima, siamo di fronte a un territorio moto ripido, che rende difficile la coltivazione della vite o, quanto meno, molto impegnativa., fattore questo che ha limitato l’incremento della viticoltura.

A questa difficoltà di carattere territoriale, va aggiunto un fattore di natura pubblicitaria che ha in parte scoraggiato alcuni produttori dal tentare di raggiungere un livello qualitativo maggiore. Il vino qui prodotto è sempre stato giudicato inferiore rispetto a quello prodotto nelle Cinque Terre. L’uvaggio dei due disciplinari è simile, ma nelle Colline di Levanto la presenza di vermentino è maggiore rispetto all’uva bosco. Il vermentino contribuisce nel profumo, mentre l’uva bosco nella struttura. I vini qui prodotti avranno maggiori profumi rispetto ai vini della DOC vicina, ma allo stesso tempo una minore struttura, che in qualche modo contribuisce alla brevità di vita dei vini bianchi delle Colline di Levanto. Essi, infatti, in genere vanno consumati entro l’anno in cui vengono messi in commercio.

Come per la DOC Colli di Luni, il disciplinare di produzione delle Colline di Levanto prevede la produzione di vino rosso, cosa che non accade per la DOC Cinque Terre. I vini rossi qui prodotti hanno, però, una minore struttura rispetto a quelli prodotti nei Colli di Luni. In quest’ultima zona il disciplinare presenta in uvaggio una buona percentuale di sangiovese, dal 60% al 70%, che gli consente anche un discreto invecchiamento. Il disciplinare delle Colline di Levanto lascia maggiore libertà, indicando solamente che il sangiovese dev’essere presente minimo al 40% e il ciliegiolo minimo al 20%. Più sangiovese sarà presente, più struttura avrà il vino, ma maggiori saranno i rischi che il vino possa confondersi con i vini toscani. Una percentuale elevata di ciliegiolo ridurrà sia la struttura sia la longevità, rendendo il prodotto più immediato, più semplice, ma anche meno toscanizzante. In genere, sono questi secondi vini a essere prodotti in questa DOC, lasciando soddisfare le richieste del mercato attuale ai produttori dei Colli di Luni.

La DOC permette anche la produzione di vino novello, ma in effetti esso è poco prodotto e reperibile, probabilmente, solo in loco.

Con questi vini bisognerà accostare piatti mai elaborati, piccanti o comunque con componenti gustative troppo incisive. Soprattutto il bianco, particolarmente adatto al pesce, non dovrà essere accostato con sapori troppo marcati, altrimenti il vino risulterà insapore. Con i vini rossi sarà possibile accostare piatti più elaborati, ma meglio se a base di carne bianca, come pollame e coniglio, piuttosto che di carne rossa.

 

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