È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
TARANTA E TARANTELLA. PRATICAMENTE LA STESSA COSA. FORSE
03 Ott 2012 10:25
Io ci sono stato solo una volta. Nel Gargano, e mi è rimasto un ottimo ricordo. I pugliesi, si dice, ci somigliano molto, anche nella parlata. E per capire il perché basta saperne un poco di linguistica moderna, basta leggere alla voce “lingua siciliana” su Wikipedia.
E tanto affetto nutro per un paio di miei amici pugliesi trapiantati dalle nostre parti. Ma quello che non comprendo molto è il perché noi iblei, che come tutti i siciliani suoniamo e balliamo la tarantella, dobbiamo organizzare intere serate a base di taranta e pizzica. Nulla di male, ci mancherebbe, ma il fatto è che da un paio di stagioni non esiste locale trendy che non organizzi concerti (il più delle volte di musicisti locali, nel senso di iblei) fatti di taranta e pizzica, musiche tipicamente pugliesi ma che a buon diritto rientrano nella antica tradizione musicale dell’intero meridione d’Italia. Potrebbe fare solo piacere ma, come direbbe Antonio Albanese nella versione “Alex Drastico” (ancora oggi insuperata performance del grande attore sicuolo-lombardo): “un minuto, due minuti, e poi, insomma, ti rompe i coglioni”.
Perché la pizzica e la taranta sono certamente belle musiche, praticamente identiche alla nostra tarantella ma, vuoi mettere, organizzare una serata in un bel locale della costa sciclitana o modicana, ragusana o vittoriese, e proporre “tarantella e caciocavallo”: non verrebbe nessuno (a meno che non si tratti di serata elettorale con la presenza del candidato di turno, possibilmente anche lui molto trendy).
Quindi, si diceva, nulla di male. Se non fosse che mi sembra di essere come quello dell’antico proverbio che ha in casa il tesoro e lo cerca nel letame. Noi siamo detentori di una cultura che per antichità, livelli raggiunti (e forse, malgreé moi, dimenticati) non solo non abbiamo nulla da invidiare ai cugini pugliesi, ma abbiamo forse solo da farci invidiare (tolto il Castello di Federico Secondo, i trulli e la cattedrale di San Nicola). Allora mi chiedo: se vogliamo sviluppare un discreto (potrebbe essere ottimo, ma noi questi siamo) flusso turistico, non sarebbe il caso di promuovere ciò che è nostro? E non solo: siamo sicuri che chi ama taranta e pizzica non scelga di andare direttamente in Salento e non a Sampieri? E infine: se anche chi avesse deciso di venire giù (molto giù, se l’aeroporto più vicino è a oltre un’ora di macchina) da noi si guarda in giro e vede ragazzi giovani e meno giovani (ma pur sempre ragazzi, almeno nello spirito) ballare con musiche pugliesi, non tende a fare confusione. E davanti al nostro barocco siamo sicuri che non farà confusione con quello, altrettanto bello, di Lecce? Perché se è normale che il Siena e il Cesena adottino la maglia della Juventus, parrebbe a tutti assolutamente inspiegabile se la maggiore squadra di calcio italiana adottasse la maglia della Ternana.
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