TAGLI ALLE CORSE FERROVIARIE GRIDO D’ALLARME DEI PENDOLARI IBLEI

“Ancora penalizzati. Non capiamo le ragioni di tutto ciò. Ma sembra che questa provincia sia di troppo. Vogliono forse che ci troviamo un’altra collocazione territoriale?”. Giovanni Cosentini, vicesindaco di Ragusa ed esponente politico del Pid ibleo, lancia una provocazione nel commentare con molta amarezza la nota inviata da diciannove pendolari ai vertici di Trenitalia e per conoscenza al presidente della Regione e all’assessore alle Infrastrutture. Nota in cui, facendo riferimento alle “variazioni al programma di esercizio” adottate lo scorso 11 novembre, vengono denunciati, dai passeggeri pendolari che raggiungono giornalmente le sedi di lavoro e di studio utilizzando il servizio ferroviario lungo la tratta ragusana (da Scicli a Ragusa) della ferrovia Siracusa-Ragusa-Gela, notevoli disagi derivanti dalla soppressione di molti treni, dal mancato avviso sulle sospensioni momentanee del servizio, all’utilizzo degli autobus sostitutivi. Pendolari soggetti a continue e repentine modifiche nell’organizzazione delle corse, mediante anche l’introduzione di fastidiosissime coincidenze. “Prima – spiega Cosentini – con l’adozione del piano paesistico si è voluto puntare alla chiusura di buona parte delle attività imprenditoriali presenti sul nostro territorio. Ora si vuole addirittura impedire ai pendolari di raggiungere il proprio posto di lavoro. Mi pare che questa sia ormai una situazione che non stia né in cielo né in terra. Occorre un monito forte da parte di tutto il territorio affinchè Trenitalia prenda coscienza che non può trattarci in questo modo, come se fossimo l’ultima provincia d’Italia. Siamo stanchi di tutto ciò. Non ce la facciamo più a subire. Le forze politiche della provincia di Ragusa si aggreghino per dare vita ad una protesta, civile ma efficace, in grado di fermare un andazzo non più tollerabile. Hanno voluto a tutti i costi colpire, nelle maniere più disparate, quella che un tempo era considerata l’isola nell’isola. Adesso, però, diciamo basta”. (r.b.)

 

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