SULLE TRACCE DI MODICA ANTICA

 Con l’appuntamento,  molto partecipato,del 6 settembre nella chiesa di Sant’Antonio, quartiere Consolo, a cura di IngegniCultura Modica. Si accendono i riflettori sul quartiere Consolo e la Chiesa sottostante quella di si apre di fatto una pagina nuova per la parte più antica della città di Modica. Molte persone, e fra queste tante abitanti della zona alta della città, hanno appreso, per la prima volta, dell’esistenza di una chiesa sottostante quella nota di Sant’Antonio e hanno vissuto l’emozione di poterla visitare incapsulata così com’è nella parte sottostante l’attuale via Roma.

Presenti per l’occasione oltre al presidente di IngegniCultura Mario Incatasciato, moderatore della serata, il parroco della Chiesa Don Gino Tirrito la prof.ssa Mirella Spillicchi , l’ing.Simona Incatasciato ed il sindaco di Modica Ignazio Abbate.

Dopo l’introduzione di Mario Incatasciato che  ha rimarcato l’importanza della rassegna di Ingegni Cultura “Sulle tracce di Modica Antica, uomini e storie, segni e parole” prevalentemente incentrata su Modica alta ed in particolare sui quartieri facenti riferimento alle Chiese di San Giovanni, Sant’Antonio e Santa Maria del Gesù , riferisce di suoi ricordi d’infanzia nel quartiere “U Cunsulu”, quando questo era molto frequentato e vissuto dai suoi abitanti. La parola,quindi, per un saluto al Sindaco Abbate che ha  ribadito l’intenzione sua e dell’amministrazione che rappresenta di puntare alla valorizzazione e alla promozione dei quartieri storici della città ed in particolare di quelli, come il Consolo, che per vicissitudini varie non hanno goduto delle stesse opportunità e visibilità di altri  più prossimi al centro storico di Modica bassa.

Don Gino Tirrito, avvalendosi di un ricco repertorio di foto scattate in occasione del restauro di Sant’Antonio (2002) quando è stata rinvenuta , per sua felice intuizione, la Chiesa sottostante, partecipa ai presenti l’emozione provata del ritrovamento ma anche le  difficoltà incontrate per renderla fruibile e quindi visitabile. A lui anche il merito di aver reso possibile la lettura dell’intera struttura costruttiva della chiesa, con l’innalzamento della volta, e la conseguente più ampia visibilità dei muri interni perimetrali databili certamente ad epoca riconducibile al tardo cinquecento.

La prof.ssa Mirella Spillicchi si ricollega con una nota storica agli interventi precedenti, rimarcando ancora una volta l’importanza di questi antichi quartieri situati sul colle dell’Aquila e abitati  da popolazioni stanziatesi sullo sperono roccioso sin dal XXII secolo a.C., cuore primigenio della città.

Analizza quindi, dal punto di vista artistico, l’interno della chiesa con i suoi pregevoli elementi ornativi: decori, dipinti e  sculture ,soffermandosi in particolare sulle due imponenti statue poste all’ingresso dell’abside che rivelano un elegante panneggio e la solenne espressione dei volti e fanno intuire l’esecuzione da parte di un abile scultore quale fu Rosario Gianforma.

Una particolare analisi la Spillicchi la riserva alla chiesa inferiore, un pregevole tesoro nascosto, riconducibile ad epoca antica con importanti tracce del passato, oggi  segni preziosi per potere ricostruire la storia di un intero quartiere il” Consolo”, porta d’ingresso della città vecchia.

L’ing. Simona Incatasciato, specialista in economia del recupero e della valorizzazione dei beni culturali, nel fornire   un  riferimento storico al tessuto urbanistico e all’assetto abitativo insistente nell’area compresa fra l’odierna via Roma,  la via Botta e la via Calvario ha fatto riferimento all’editto  emanato nel 1597  con cui si imponeva il divieto di edificazione,(per più di due livelli) nell’area compresa fra la chiesa di San Giovanni Evangelista ed il complesso conventuale di Santa Maria del Gesù (risoluzione probabilmente adottata per motivi strategici e difensivi), e ha sottolineato in particolare gli elementi riconducibili a tale norma.

Le edificazioni ad uso civile che mantengono una certa integrità e che sono sopravvissute presumibilmente al terremoto del 1693  non superano mai i due livelli (imposizione  dell’editto) ,  sono situate spesso in porticati  chiusi con ampio cortile, si caratterizzano, nella fascia compresa fra l’edicola del Calvario e piazza San Giovanni (lato destro a scendere) e fra le vie Roma e Principessa Maria del Belgio  e via del Calvario per la presenza al loro interno di aggrottamenti  ed in qualche caso di veri e propri camminamenti che sarebbero da ricondurre a quella credenza popolare che vuole l’esistenza della “Grotta dei Parrini”, una sorta di passaggio sotterraneo, molto lungo, che sembra mettesse in comunicazione le zone estreme della città alta con diramazioni, addirittura, verso Modica bassa. Lo studio di realtà urbane simili a quelle di Modica lasciano pensare che esistesse una rete di passaggi sotterranei che in caso di pericolo portava fuori dell’abitato.

Altro elemento da poter cogliere nell’intero quartiere, utilizzando come paradigma incontrovertibile la chiesa inferiore di Sant’Antonio, è che  il livello della strada non risulta essere quello attuale e che presumibilmente ne esistesse un altro più basso  a servizio di queste realtà abitative, sopravvissute,  e oggi in parte incassate nelle viscere del terreno.

Volendo dare, infine, in simulazione un’immagine di come poteva essere “U Cunsulu” prima del terremoto, nella parte compresa fra l’attuale edicola del Calvario e la Chiesa di Sant’Antonio, (lato destro scendendo): nient’alto che  un grande terrazzo , un vivo palcoscenico affacciato su Passo Gatta e la Fontana Grande, costituito dalle alte, fitte ed omogenee abitazioni della Via del Calvario , un borgo con caratteristiche difensive, con alle viscere vie di fuga rispetto a possibili pericoli. Punto di osservazione per eccellenza il campanile della chiesa di Sant’Antonio.

Quest’ultimo, a conclusione della serata, è stato oggetto di visita, assieme alla chiesa inferiore, a cura dei tanti presenti all’incontro.

 

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