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SULL’ASSEMBLEA PROVINCIALE DEL PARTITO.
08 Lug 2014 10:32
Si sperava che l’elezione del Presidente della Assemblea Provinciale del PD avesse finalmente consentito al Partito di superare una fase di impasse per procedere speditamente nel lavoro di partecipazione democratica alla soluzione dei problemi dei cittadini.
Purtroppo per qualcuno è preferibile continuare nella polemica interna piuttosto che fare politica, e si prosegue con comunicati stampa in questa stucchevole polemica nei confronti del segretario provinciale, risultato il primo degli eletti con le primarie dello scorso novembre, di cui i cittadini non hanno certamente nè interesse, nè bisogno.
Visto l’andamento della polemica, però, alcune precisazioni si impongono per ristabilire la verità dei fatti e per capire veramente chi vuole un Partito Democratico trasparente e attento agli interessi e diritti dei propri elettori e chi no:
a) qualche giorno fa un gruppo di 11 dirigenti del Partito accusava di immobilismo il segretario provinciale per non essere riuscito a far eleggere dall’assemblea il proprio presidente.
E’ giusto che si sappia che la maggioranza che sostiene il segretario provinciale Denaro, aveva rinunziato alle proprie candidature e aveva proposto alla minoranza la carica di Presidente dell’Assemblea, da scegliersi al proprio interno. E’ ovvio che la figura del Presidente deve essere talmente rappresentativa, serena ed equilibrata da garantire tutti gli iscritti (di maggioranza e di minoranza), e dunque andava individuata di comune accordo tra tutte le parti in questa prospettiva di lavoro comune.
Nulla di tutto ciò è accaduto, in quanto, sono stati posti veti su tutti i possibili candidati alla carica di Presidente che, pur essendo riconducibili alla minoranza, potessero riscontrare una vasta convergenza in tutto il Partito, imponendosi, invece, un solo un nome che, a torto o a ragione, la stessa maggioranza riteneva inidoneo al ruolo di garanzia per tutti.
Nonostante, dunque, sia stata proposta alla minoranza la carica di Presidente, la fase di stallo si è creata per effetto della imposizione di un solo nome, non discutibile dalla maggioranza, pena l’impossibilità di andare avanti.
E’ pertanto irricevibile l’accusa di immobilismo fatta da chi ha per mesi impedito al Partito di completare i propri organismi e procedere nel lavoro che tutti i cittadini ed elettori aspettano.
Di fronte a siffatta imposizione una maggioranza ha il diritto di pensarla diversamente dalla minoranza e sbloccare la situazione di stallo verificatasi non per sua volontà.
b) Davvero contraddittoria si rivela l’accusa, rivolta al segretario provinciale, di immobilismo perchè non riesce ad eleggere un presidente (vedi comunicato degli 11 dirigenti del 29.6.2014), e subito dopo di eccessivo dinamismo per averlo eletto in tutta fretta (vedi comunicato del 4 e 5 luglio).
Se il problema denunziato dai dirigenti il 25 giugno era quello della fase di stallo in cui versava il Partito, allora il problema è politicamente risolto e tutti possiamo lavorare nell’interesse dei cittadini; se invece il problema era quello di eleggere una sola persona diversa da quella che è stata eletta a Presidente, allora si tratta di questione non politica priva di interesse per i cittadini medesimi.
c) Nel merito dell’assemblea del 4 luglio 2014 non si riescono a comprendere le ragioni di chi lamenta una presunta illegittimità del voto.
La questione del quorum, infatti, non ha rilievo nè giuridico, nè sopratutto politico.
Infatti l’art. 9 dello statuto siciliano non prevede quorum costitutivo per l’Assemblea Provinciale e sopratutto nessuno dei presenti alla riunione del 4 luglio ha chiesto la verifica dello stesso.
Nessuno, dunque, può affermare l’illegittimità della elezione del Sindaco di Giarratana a Presidente, anche perchè la sua è stata l’unica candidatura presentata da oltre 50 componenti l’assemblea, non avendo nessun altro presentato diverse soluzioni.
La vera questione è invece politica:
oggi tutto il Partito dovrebbe trarre motivi di soddisfazione dalla elezione a Presidente di un compagno certamente autorevole, equilibrato, e competente come Lino Giaquinta, che non a caso e proprio per queste qualità riveste la carica di sindaco di uno dei comuni della nostra (ormai ex) provincia.
Se a ciò si aggiunge che Lino Giaquinta è Renziano della prima ora, non si comprende come mai due autorevoli esponenti dell’Area Renzi non siano d’accordo sulla sua elezione.
Verità è che il Sindaco Giaquinta ha tutte le caratteristiche di garanzia e rappresentatività richieste ad un Presidente di Partito, anche per quella minoranza di sinistra alla quale molti degli scriventi appartengono.
d) Non è interesse di alcuno, e meno che mai dei cittadini-elettori, sapere se vi sia ancora una maggioranza che sostiene il segretario provinciale, sulla base di nuove alleanze tra “maggiorenti” di partito (alla faccia della nuova politica Renziana…), anche perchè così non pare; è certo, invece, che siamo tutti stanchi dei giochetti da prima repubblica per i posizionamenti nelle cariche del Partito, e, pertanto, rivolgo a tutti un invito, visto l’avvenuto superamento della fase di stallo denunziata proprio dagli 11 dirigenti con il documento del 29 giugno, a riprendere a fare politica nell’interesse del nostro territorio, occupandoci subito del tema drammatico degli sbarchi per non lasciare soli i Sindaci di frontiera, dello sviluppo economico della Provincia indicando le linee guida, dei liberi consorzi Comunali prima che scada il semestre dalla sua entrata in vigore, dell’Università e di quant’altro interessa veramente l’opinione pubblica.
Segretario e tutti i componenti l’Assemblea Provinciale del II circolo del PD di Ragusa
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