SULLA VICENDA DEL RITIRO DELL’AUTORIZZAZIONE DI UN LOTTO ALLA ZONA INDUSTRIALE

In relazione alle notizie, pubblicate nei giorni scorsi con grande rilievo, relative ad un pretesa “revoca del lotto” nell’area industriale di Ragusa da parte dell’IRSAP ad un’azienda che risulterebbe “collusa” con il clan Dominante Carbonaro perché intestata ai congiunti di Giannì Umberto, nell’interesse e per espresso incarico professionale dello stesso Giannì Umberto mi corre l’obbligo precisare quanto segue:

Ho difeso il Giannì Umberto nell’unico episodio che lo riguarda definito processualmente e che vide, all’epoca, il Giannì arrestato nell’ambito della operazione “Piazza Pulita”: si trattava invero di una tipica situazione, all’epoca molto frequente, dell’imprenditore che, per timore di una organizzazione criminale molto efferata (il Giannì aveva subito negli anni precedenti diversi furti, l’incendio di un’autovettura e l’uccisione di un cavallo) cede alle intimidazioni ed in qualche modo non ostacola o favorisce il clan. A seguito dell’arresto il Giannì rese ampie dichiarazioni, accusando anche specificatamente soggetti di grande spessore malavitoso, e dopo l’interrogatorio da parte della Procura Distrettuale, venne rimesso in libertà. La vicenda processuale si è conclusa con una sentenza di patteggiamento ad un anno e dieci mesi di reclusione con la concessione della sospensione condizionale della pena per concorso esterno in associazione mafiosa e reato satellite (la misura della pena è estremamente indicativa del rilievo minimale della vicenda valutato dalla stessa Procura Distrettuale!). Per inciso va ricordato che i collaboranti dell’epoca e gli stessi partecipi dell’Associazione, anche con ruoli di primo piano, avevano escluso qualsiasi appartenenza del Giannì all’associazione. Gli atti processuali testimoniano quanto sopra riferito. Si tratta comunque di fatti risalenti al 1997 e la sentenza di patteggiamento è irrevocabile dal 7 ottobre 1999

Pur non volendo rimarcare la differenza sostanziale tra la sentenza di condanna e la sentenza di patteggiamento i cui effetti si estinguono comunque dopo cinque anni, è veramente arbitrario e palesemente calunnioso parlare di collusioni attuali con gruppi malavitosi per fatti di oltre diciotto anni or sono! Ancora più grave è definire il Giannì “soggetto pluri-indagato” per reati gravissimi e, addirittura, nel 2012 raggiunto da  una misura di prevenzione patrimoniale per mafia. Si trasmettono i certificati del casellario giudiziale penale, dei carichi pendenti, nonchè certificazione dell’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Ragusa dai quali risulta l’inesistenza di qualsiasi pregiudizio a carico del Giannì.

E’ utile, altresì, rammentare che il Giannì ha presentato regolare denunzia nei confronti del clan D’agosta e nel relativo procedimento, quale parte offesa, è stato escusso in dibattimento confermando a pieno le accuse. Altra denunzia ha presentato nei confronti di appartenenti ad altra organizzazione malavitosa nei cui confronti il procedimento penale è attualmente in corso avanti il Tribunale di Ragusa, procedimento nel quale il Giannì risulta pure parte offesa e in tale veste dovrà essere escusso nelle prossime udienze.      

Infine è veramente irresponsabile ed è fatto di inaudita gravità, che possano essere pubblicate notizie relative ad una informazione antimafia interdittiva che, per le sue peculiarità, riveste carattere di assoluta riservatezza, è coperta da segreto d’Ufficio e sottratta sinanco al diritto di accesso, ai sensi del combinato disposto dell’art. 24. comma 2, della Legge n. 241/90 e dell’art 3 del D.M. Interno del 10/5/1994, n. 415. Ciò comporta che, in ossequio alle vigenti disposizioni in materia di tutela della privacy  e dei dati sensibili, in sede di rilascio delle informazioni di cui all’art. 91, comma 4, del D.L..gs e s.m.i., alle stesse Pubbliche Amministrazioni viene rilasciato solo un estratto ai limitati fini di competenza.

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