SULLA LEGGE NAZIONALE DI MODIFICA DELLE PROVINCE

Il D.D.L. Delrio, diventando legge dello Stato, apre a livello nazionale una fase di incertezza e confusione nella gestione degli Enti di area vasta e contribuisce ulteriormente all’azione intrapresa dal nostro Legislatore per evitare ai cittadini il fastidio della scelta dei propri rappresentanti : la Camera sarà eletta con un porcellum rivisitato, il Senato sarà nominato e/o designato dalle Autonomie  e i Presidenti delle province saranno eletti da Sindaci e Consiglieri Comunali.  I partiti ed i rispettivi segretari potranno con ancora  più forza determinare equilibri e fare nomine a loro piacimento.

Il presidente della Provincia, eletto dai cittadini, è stato sinora super partes; adesso un sindaco di un comune della provincia (non è detto che sia il sindaco del capoluogo) potrà diventare l’amministratore di tutto il territorio provinciale; pensate ad es. al sindaco di un paese di poche migliaia di  abitanti, con una indennità che non supera i 1000 euro al mese che dovrà, se eletto dai suoi colleghi, amministrare gratuitamente la sua provincia. Non si tratta, e sarebbe un fatto positivo, di far vivere ai nostri amministratori, con spirito di volontariato l’impegno nel politico e nel sociale, ma di un falso moralismo che porterà, nel migliore dei casi, a un asfittico funzionamento di questi Enti.

Il Presidente Renzi ha annunziato trionfalisticamente che, con questa legge ci siamo liberati di 3000 politici (eletti democraticamente !), ma non ha potuto documentare il risparmio; lo ha fatto la Corte dei Conti, quantificandolo in 89 milioni annui e aggiungendo che, molto probabilmente, il valzer dei passaggi di competenze, da un Ente ad un altro, potrà portare, persino, ad un aumento dei costi.

Non ci si è voluti liberare invece delle decine di migliaia di politici non eletti, ma nominati dai partiti, che affollano le tantissime società partecipate, fonti di incredibili sprechi.

Questa legge nazionale, naturalmente, non si applica nella nostra Regione, che recentemente ha reintrodotto i Liberi Consorzi, ma potrebbe interagire con la nostra legislazione per le Città Metropolitane.

Infatti il comma 5 della legge approvata prevede tra l’altro che “ I principi della presente legge valgono come principi di grande riforma economica e sociale per la disciplina di città e aree metropolitane da adottare….dalla Regione siciliana…omissis”.

Ne consegue che la Regione dovrebbe modificare la legge approvata recentemente, prevedendo la coincidenza dell’intero territorio provinciale con la città metropolitana e ,inoltre, la coincidenza del sindaco metropolitano con il sindaco del capoluogo metropolitano.

Insomma un ulteriore pateracchio che si inserisce nella già grande confusione.

La mia impressione insomma è che si portano avanti riforme solo per fronteggiare il diffuso sentimento di antipolitica, senza ponderarne bene le conseguenze e senza sensibili risparmi, aumentando piuttosto il potere centralistico dei partiti e non eliminando i veri centri di spreco esistenti nel nostro Paese.

 

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