STORIE DI IMMIGRATI: ACCOGLIENZA ED INSERIMENTO

 A conclusione del Corso di Giornalismo 2016 con 24  alunni delle classi quinte della Direzione Didattica Paolo Vetri e Plesso Cesare Battisti, tenuto dalla giornalista Giovannella Galliano, è stata effettuata una intervista al responsabile dell’immigrazione della Caritas di Ragusa, Vincenzo La Monica. I Giornalisti in erba, che in questa testata giornalistica hanno avuto una rubrica in cui hanno pubblicato i loro articoli, hanno rivolto a La Monica alcune domande che hanno riguardato l’organismo della Caritas e le sue funzioni, le problematiche attuali in materia di immigrazione. 

Sono stati gli alunni Giulia Cicardo e Nicolò Battaglia a dare il benvenuto al loro ospite a nome di tutti i presenti in aula.

 Nicolò Occhipinti per la prima domanda: D-Da quanto tempo si occupa degli immigrati”?

R-  Ormai da 15 anni da quando ho deciso di fare l’obbiettore di coscienza.

Enki Hoxhaj : D- Quando è nata la Caritas?

R- La Caritas è nata nel 1971 per volere di Papa Paolo VI con lo scopo di occuparsi principalmente dei più poveri

Antonino Ilardo: D- Quante persone arrivano ogni anno? Le istituzioni danno aiuto agli immigrati?

R- Ne arrivano da 150.000 a 200.000 via mare. Gli altri arrivi in questi numeri non sono contemplati dall’opinione pubblica. Le istituzioni si occupano degli immigrati, infatti è prevista una prima procedura di accoglienza con la distribuzione di acqua, vestiti, cibo, cure mediche ed una seconda accoglienza che riguarda l’inserimento degli immigrati nelle varie strutture.

Karol Mascara: D- Quanto tempo ci vuole perché un immigrato arrivi nelle nostre coste?

R-  A volte ci vogliono anche diversi anni perché molti di loro partono dalla loro terra ma fanno diverse tappe: si fermano principalmente nel Centro Africa per racimolare i soldi per pagarsi il viaggio in Italia.

Federico Firrincieli: D- Quanti ne muoiono durante la traversata?

R-Il numero ufficiale non si sa, purtroppo, ma negli ultimi 15 anni pare ne siano morti tanti quanti sono gli abitanti di Ragusa, intorno a 50.000 . L’ultimo naufragio ancora non ha numeri certi sui morti.

Bruno Canzonieri: D- Quali sono le procedure che si adoperano per portare i migranti nelle case di accoglienza appena arrivati?

R- Quando arrivano al porto vengono smistati alcuni in provincia, se c’è posto, altri in diversi comuni della Sicilia e dell’Italia. Ma è la prefettura che si occupa di questi smistamenti sia con autobus o con aerei

Giulia Cicardo: D- I minori non accompagnati vengono portati in altri posti o nei centri Caritas.

R- No la Caritas non segue l’accoglienza. E’ lo stato che gestisce questa accoglienza per i minori che dovrebbero essere portati in strutture entro le prime 24 ore ma in realtà questo non avviene quasi mai  come sta avvenendo a Pozzallo dove i minori sono lì da quasi un mese. Sono ragazzi della vostra età o poco più grandi che non dovrebbero stare con gli adulti.

Morena Cappello: D- Come reagite se tra gli immigrati sbarcano delinquenti?

R- Anche in questo caso ad occuparsene è la polizia che attua le procedure necessarie dal processo alla eventuale detenzione in carcere

Nicolò Battaglia: D- In cosa consiste il lavoro della Caritas e di voi responsabili?

R-. La Caritas ha più una funzione pedagogica prima che di accoglienza.  Il nostro lavoro consiste nel sensibilizzare le persone a conoscere il tema dell’immigrazione, che è un tema difficile da spiegare. Noi abbiamo un progetto che si chiama “Protetto-Rifugiato a casa mia” che è di accoglienza per le persone immigrate ed è gratuito. Quello che noi chiediamo alle famiglie e alle Parrocchie è di ospitare i rifugiati nei loro locali.

Francesco Arezzo: D- Quanti soldi occorrono al giorno per mantenere un immigrato?

R- Occorrono circa 35 euro ma questi soldi non vanno direttamente all’immigrato, contrariamente a quello che tutti pensano, ma a chi gestisce l’accoglienza. I soldi servono per dargli da mangiare, dormire, per il mediatore culturale, per il medico.

Flavia Distefano: D- Cosa provate quando aiutate queste persone?

R-Il nostro lavoro nasce anche per renderci utili per gli altri, quindi lo facciamo per un senso di solidarietà, per sentirci umani insieme agli altri. Tutto questo, naturalmente, porta gioia perché se  riesci ad aiutare una persona sei contento per te e per lui

Maria Flavia Tumino: D-Quante persone si occupano negli immigrati nei centri Caritas?

R-Dipende sempre dal numero degli immigrati che si trovano nel centro. Ne possono bastare anche 2 o 3 tra cui un responsabile, un operatore sociale e chi si occupa dell’alfabetizzazione

Arianna Vitale: D- Quanti Centri Caritas ci sono in Italia?

R- Ce ne sono 200 ma non tutti si occupano dell’accoglienza. Noi a Ragusa, per esempio, abbiamo scelto un altro tipo di approccio che è quello della gratuità. Però, sempre a Ragusa, c’è un Ente Diocesano , che è la Fondazione San Giovanni Battista, che si occupa dell’accoglienza.

Valeria Longiave: D- Quali sono le ragioni per cui scappano dal loro Paese?

R- Normalmente quelli che arrivano per via mare scappano dalle guerre e dalle persecuzioni politiche, etniche e religiose, altri arrivano qui per cercare lavoro ma questi non arrivano per via mare.

Fausto Dimartino: D- Da dove arrivano principalmente?

R-Dipende dal periodo. C’è stato un periodo che a causa delle guerre in Siria arrivavano molti siriani. In questo momento ne arrivano tanti dall’Eritrea dove c’è un regime politico molto duro e dal centro Africa, Gambia, Ciad, Sudan, Nigeria.

Paolo Battaglia: D-Negli sbarchi arrivano più adulti o bambini?

R- Arrivano sempre più adulti ma quest’anno si è alzato il numero di bambini rispetto agli anni precedenti e questo è davvero preoccupante. L’altro giorno sono arrivati tanti minori dai 12 ai 14 anni provenienti dall’Egitto. Se i genitori decidono di farli andare via da soli vuol dire che la situazione nel loro Paese è davvero insostenibile e pensano di poter salvare almeno i loro figli.

Maria Biazzo: D- Come fate a comunicare con gli immigrati appena sbarcano?

R- Di solito c’è sempre un mediatore culturale che fa da interprete ma appena arrivano in Italia vengono subito inviati a fare i corsi di alfabetizzazione per la lingua italiana perché se vogliono rimanere devono imparare l’italiano al più presto.

Nicolò Occhipinti: D-Normalmente questi immigrati riescono ad integrarsi sia a scuola che nella società?

R- L’integrazione purtroppo è ancora un processo faticoso ma più si è piccoli e più è facile integrarsi. La scuola è uno dei posti dove questo avviene più facilmente soprattutto se i bambini o i ragazzi vengono aiutati dai compagni di classe

Simone Morando: D- Quante persone vengono rimandate indietro nel loro Paese?

R-  I dati dicono che 4 su 10 ricevono l’ordine di andare via dall’Italia ma in effetti non si sa se obbediscono a questo ordine o restano in altri posti finchè non vengono scoperti nuovamente.

 A fine intervista gli alunni del Corso di giornalismo hanno avuto la possibilità di ascoltare dalla voce di Vincenzo La Monica alcune storie di immigrati: una riguardante  una famiglia di immigrati  dal Pakistan che si trovano da tre anni a Ragusa dopo essere scappati dall’orrore dei Talebani  e  l’altra , a lieto fine, di una coppia di giovani, rispettivamente dell’Eritrea e dell’Etiopia, due stati in conflitto tra di loro, che grazie al loro amore hanno deciso di non spararsi a vicenda scappando e venendo a vivere in Italia.

A volte l’immigrazione è fatta anche di storie belle come questa!

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Hanno collaborato:  Ilardo Antonino, Canzonieri Bruno, Dimartino Fausto, Biazzo Maria, Mascara Karol, Occhipinti Nicolò, Arezzo Francesco, Leggio Leonardo, Cappello Morena, Cicardo Giulia, Iacono Valentina, Longiave Valeria, Vitale Arianna,  Cascone Nina,   Zecchin Mattia (Cesare Battisti); Battaglia Nicolò,  Firrincieli Federico,  Saimon Kodra,  Flavio   Ferrara, Enki Hoxhaj, Battaglia Paolo,   Distefano Flavia,  Morando Simone , Tumino M.Flavia (Paolo Vetri)

Referente giornalista Giovannella Galliano

 

 

 

 

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