STANDARD & POOR’S INNALZA LA VALUTAZIONE DELLA TURCHIA DA BB a BB+

 

Il 27 marzo l’Agenzia di rating Standard&Poor’s ha annunciato l’innalzamento della valutazione attribuita alla Turchia da BB a BB+, con outlook stabile, portando così il Paese a un solo livello al di sotto dell’investment grade. La decisione è stata motivata principalmente sulla base della riduzione dello squilibrio con l’estero osservata negli ultimi mesi, derivante da una positiva dinamica delle esportazioni e da un rallentamento dei consumi interni, in un contesto di stabile tenuta della finanza pubblica. La valutazione di S&P, ancorché positiva, non ha incontrato il pieno gradimento del Ministro delle finanze turco Mehmet Şimşek, che avrebbe dichiarato che la revisione migliorativa del rating appare incoraggiante ma ancora non soddisfacente. Secondo alcuni analisti, occorrerà attendere fra i 12 e i 24 mesi prima che S&P effettui una ulteriore correzione a rialzo. Le relazioni fra il Governo turco e l’Agenzia di rating sono state piuttosto burrascose negli ultimi tempi. Lo scorso anno, infatti, le Autorità turche avevano reagito vivacemente alla revisione a ribasso dell’outlook del Paese – da positivo a stabile. Conseguentemente, da gennaio 2013 la Turchia aveva ritirato il proprio mandato all’Agenzia, che tuttavia aveva reso noto che avrebbe continuato a seguire il Paese anche in assenza di un incarico ufficiale remunerato. L’attuale decisione di S&P segue quella, di segno analogo, annunciata da Fitch all’inizio di novembre 2012: allora, con una mossa senza precedenti, Fitch aveva riconosciuto l’investment grade (BBB-) alla Turchia, alimentando le aspettative delle Autorità turche circa analoghe scelte da parte di S&P e Moody’s. Occorre infatti il parere favorevole di almeno due delle maggiori Agenzie per raggiungere il livello di gradimento richiesto da alcuni investitori internazionali. Tuttavia, a gennaio 2013, Moody’s aveva affermato che il Paese aveva ancora bisogno di migliorare la propria capacità di fare fronte a possibili shock esogeni, sottolineando la necessità di una ulteriore riduzione del disavanzo delle partite correnti (CAD) e di un rafforzamento delle riserve ufficiali. S&P ha evidenziato come la propria valutazione positiva risenta anche del processo di pacificazione in atto con il PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) iniziato a gennaio scorso: secondo l’Agenzia, il negoziato in corso, volto a risolvere un conflitto ormai pluridecennale, avrebbe maggiori probabilità di successo rispetto a tentativi intrapresi in passato. Il ristabilimento di condizioni di normalità potrebbe consentire alle regioni del Sud-Est del Paese di uscire dalla situazione di arretratezza economica in cui versano, favorendo la ripresa degli investimenti produttivi e l’intensificazione degli scambi commerciali. Condizioni di maggiore sicurezza consentirebbero infatti di incrementare gli scambi anche con gli Stati confinanti, specie con la regione autonoma del Kurdistan iracheno, potenziale fornitrice di petrolio e destinataria di combustibili e materiali da costruzione esportati dalla Turchia. Sempre sul fronte politico, S&P ha tuttavia messo in luce alcuni rischi: per un verso, la presenza di tre turni elettorali nei prossimi due anni (elezioni amministrative, politiche e del Presidente della Repubblica) e, per altro verso, la possibile ingerenza del Governo nell’operato della Banca Centrale nazionale. Negli ultimi mesi, infatti, sia il Primo Ministro sia il Ministro dell’economia hanno criticato l’Istituto di emissione per la sua eccessiva cautela, che avrebbe contribuito a determinare un indesiderabile rallentamento della crescita economica del Paese. (Fonte: Addetto Finanziario dell’Ambasciata d’Italia in Turchia).

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