SPREAD BUND/BTP IL TERMOMETRO DELLA FIDUCIA

Le notizie sempre più frequenti e concitate sulla situazione economica nell’area Euro e soprattutto in Italia ci pongono di fronte a una serie di interrogativi che spesso non trovano risposte chiare soprattutto con riguardo alle cause e agli effetti che si concatenano ai singoli fenomeni.

Un elemento molto presente negli ultimi mesi è il differenziale tra i Titoli di Stato decennali emessi dal Tesoro Tedesco (BUND) e i Titoli di Stato decennali emessi dal Tesoro Italiano (BTP). Di cosa si tratta e perché è un indicatore importate per l’economia?

I Titoli di Stato sono le obbligazioni che il Tesoro emette per finanziare il debito pubblico, in sostanza è un debito che lo Stato contrae con chi acquista (sottoscrive) il BTP e che prevede l’impegno al rimborso alla scadenza e il pagamento degli interessi ogni 6 mesi. Va da se che trattandosi di un debito la rischiosità dell’operazione è data sostanzialmente dall’affidabilità del debitore, cioè dalla capacità del debitore di fare fronte sia al pagamento degli interessi sia al rimborso del capitale.

La sottoscrizione del debito avviene con un meccanismo trasparente di asta pubblica: il Tesoro offre una certa quantità di BTP e per convincere i creditori ad acquistarli offre un certo tasso di interrese, a loro volta gli acquirenti aderiscono o meno all’offerta con piccole correzioni sul prezzo di acquisto. E’ ovvio che meno affidabile “appare” il debitore più alto deve essere l’interesse offerto per convincere i sottoscrittori a finanziare il debito.

Ecco il cuore del problema! Mentre la Germania viene “considerata” un debitore “massimamente affidabile”, capace di fare fronte con serenità al debito che contrae e quindi per finanziare il suo debito i risparmiatori si accontentano di ricevere un tasso di interesse di poco superiore all’inflazione, l’Italia dalla primavera in poi stenta a convincere i creditori della propria “affidabilità” e quindi è costretta a offrire tassi più alti rispetto alla Germania. Questo differenziale (Spread) viene considerato la misura della diversa affidabilità degli Stati.

Nella figura 1 potete avere una visione plastica di questo differenziale in termini assoluti tra i titoli italiani e quelli tedeschi; si è passato nel volgere di qualche mese da una differenza di 1,3 punti percentuali di interesse a una differenza il 1° novembre di 4,5 punti percentuali.

Considerate che il debito pubblico italiano ammonta a 1.900 miliardi di Euro, 3 punti percentuali sono un salasso terribile, per fortuna i rinnovi dei BTP sono scadenzati nel tempo e ogni periodo se ne rinnova una piccola parte, quindi solo questa risente dell’aumento dei tassi, ma a lungo andare la situazione non è sostenibile! Per fare fronte all’aumento degli interessi bisogna imporre nuove tasse e ogni nuova manovra viene erosa da nuovi aumenti di tasso. La Grecia ha gettato la spugna quando i tassi dui titoli decennali sono andati oltre il 7%; noi siamo drammaticamente vicini a tale soglia: siamo al 6,1%.

E dalla crudezza dei dati si evince la spiegazione del perché è necessario sia diminuire il debito pubblico (questo è di tutta evidenza meno debito hai meno interessi paghi), ma anche stimolare la crescita: il Tesoro trae le proprie entrate dalla tasse ebbene sia quelle dirette (IRPEF-IRAP-IRPEG) sia quelle indirette (IVA) sono strettamente connesse all’andamento economico, più ricchezza si produce, più reddito si distribuisce più si incassano imposte dirette, più di consuma più si incassano imposte indirette; ecco perché è gravissimo sia in termini sostanziali, sia anche in termini di “aspettative” degli investitori che l’Italia cresce molto meno delle altre nazioni europee.

Più volte ho usato i termini apparire, considerazione, aspettative per introdurre anche il tema della componente “psicologica” che gioca, e non poco, sull’andamento di questo mercato: al di la dei numeri come mai solo dall’inizio dell’estate il problema si è posto con tanta crudezza? In fondo il debito pubblico italiano è altissimo da oltre 20 anni! Il problema è che negli ultimi mesi da parte  degli investitori, a torto o a ragione, non viene riconosciuta al nostro Paese la capacità di far fronte alla crisi economica con la dovuta decisione: la manovra iniziale di Tremonti che faceva slittare tutto il risanamento a dopo il 2013 ha dato la stura a tutti le perplessità e i risultati sono sotto i nostri occhi; altro momento topico è stato l’estate con le altalene di annunci e smentite sulle misure da adottare  con corrispondente picco…..

E adesso? Poteva bastare una letterina per fare ricredere gli investitori? Ecco l’ennesimo exploit!

Ovviamente si cerca di addossare la colpa alla Grecia per l’indizione del referendum che da incertezza sul risanamento. Mi permetto di far notare che mentre questo ha avuto un riflesso sull’andamento azionario ed è normale perché il sistema bancario subirebbe un contraccolpo tremendo dal fallimento della Grecia, ed infatti tutte le borse si sono comportate allo stesso modo, non si spiega perché è aumentato lo spread tra i nostri titoli e quelli tedeschi, infatti solo gli interessi sui BTP sono aumentati, non quelli sui titoli tedeschi!

E se si volesse una riprova ulteriore della componente di “aspettativa” nella fiducia degli investitori vi segnalo la figura n. 2 che raffronta i differenziali tra i titoli Italiani e quelli spagnoli rispetto a quelli tedeschi: tenete conto che il 29 luglio la stampa dava notizia che Zapatero aveva indetto nuove elezioni alle quali non si sarebbe ricandidato; è bastata l’”aspettativa” di un cambio di passo sia perché non ricandidandosi garantiva di poter assumere decisioni  anche impopolari sia perchè i sondaggi danno una prospettiva di governo stabile al Partito Popolare per invertire immediatamente il differenziale rispetto all’Italia.

E’ impressionante la precisione cronologica con cui questo avviene e si consolida!

Alla luce di queste considerazioni qualcuno ha ancora dubbi su qual è oggi la cosa da augurarsi per il bene del Paese?

 

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