SOLIDARIETÀ E INTEGRAZIONE: OGNI PERSONA È UNICA PER QUELLA CHE È

 

In una società che preferisce tenere la testa sotto la sabbia come gli struzzi si assiste sempre di più al declino del coraggio umano.

Non è difficile arrivare all’animo di chi, comunque, persiste nel dimostrare e condurre una battaglia umana, tutta personale a volte, nonostante abbia davanti un muro invalicabile di oppositori. In questa controversia, occorrono un coraggio indescrivibile e una forte ostinazione nell’imporre i propri diritti e di sostenere quel tentativo di cambiare i pregiudizi e le opinioni altrui. Mai arrendersi a tutto ciò, mai rinunciare o rassegnarsi alla passività delle istituzioni ma credere fermamente in ciò che si crea per continuare fiduciosi in un futuro migliore. Si assiste purtroppo a una società in cui la meritocrazia viene posta in secondo piano o la maggior parte delle volte non viene assolutamente presa in considerazione. Regna sovrano, invece il silenzio indicato come la risposta alle persecuzioni, alle ingiustizie sociali, alle violenze psicologiche. Quel silenzio che trascina con sé quei misteri che si chiamano sprazzi di vissuto.

Mi piace ritornare al nostro vissuto e al quotidiano con i miei ospiti della comunità, raccontando le ultime iniziative organizzate in occasione dei compleanni dei nostri ragazzi. Ogni compleanno è interpretato come un evento speciale ma per chi non l’ha mai festeggiato o addirittura non sa cosa sia diventa un giorno memorabile e tu ti senti ancora più gratificata per aver contributo a renderlo tale. Il tutto veniva realizzato e organizzato segretamente per concretizzare la sorpresa in serata tanto i ragazzi erano solitamente impegnati negli allenamenti di calcio a Scoglitti e poi frequentavano la scuola serale al Centro Territoriale Permanente ma incosciamente avevano capito tutto.

 La famiglia Dike è stata sempre collaborativa: preparavamo le pizze insieme, i dolci di Caterina (mia mamma e le sue irresistibili cassatine di ricotta…), gli stuzzichini e poi la nostra cara amica pasticcera Patrizia che ci regalava la torta…Dulcis in fundo però, non va omesso, il riso ghanese di Hamin.

Ogni volta io e le educatrici ci guardavamo come per dire: “Quanti giorni impiegheremo per smaltire questo riso?” Ma è fondamentale mangiarlo perché lo ha preparato Hamin con la sua enorme pazienza di stare davanti ai fornelli per un po’ di tempo e soprattutto orgoglioso di farci conoscere le delizie culinarie della sua terra. Il procedimento, in effetti di lavorazione implica un determinato tempo: cuocere il riso a parte, cuocere singolarmente ogni condimento come soffritto di cipolla, patate, pezzetti di manzo, peperoncino in abbondanza e il tutto nel sugo di pomodoro… e poi ovviamente…nel riso!!! Vi assicuro qualcosa di assolutamente imperdibile ma laborioso da digerire. Anche questo è definito clima di apertura secondo i percorsi d’integrazione, secondo noi è quotidianità, semplicemente perché tutto si svolge nell’impegno costante a dare senza nulla pretendere anche se loro ci hanno dato moltissimo: il loro impegno a collaborare, i loro sorrisi di gratitudine che ti riempono la vita e ti danno quel coraggio a non mollare.

Il clima d’apertura da noi in comunità è automatico, ogni relazione si sviluppa attraverso l’empatia, l’ascolto attivo, il rispetto di ogni forma di diversità culturale e del tempo, l’attenzione al linguaggio: in questo caso Marcello, il responsabile ha pensato al Piccolo Principe di Saint-Exupèry usandone le didascalie e realizzandone un quadro illustrativo esposto nella sala riunioni. Costruire, dunque, un contesto favorevole all’incontro con le culture e con le storie di ogni ospite. Il Piccolo Principe è il nostro punto di riferimento: è un’ancora di salvezza per chi ha il cuore afflitto.

Un libro per affrontare il mondo dei grandi che poi così grandi non sono.

Si i grandi, gli adulti sono strani, hanno bisogno di comandare, cercano risposte e ammirazione in quello che fanno: vogliono conferme che non meritano. Ci sono adulti così, così spudoratamente vanitosi. C’è anche nel Piccolo Principe un uomo d’affari che conta le stelle, nell’avida illusione di possederle tutte! Figura attualissima: quella del politico.

Ma qual’è il tema forte del romanzo? L’incomparabile difficoltà a costruire relazioni.

Si, è talmente difficile.

Ci si avvicina frettolosamente e ci allontaniamo se qualcosa non va.

Ma gli affetti, quelli sono profondi e rimangono per sempre come la metafora della rosa del romanzo. Ne avverti la nostalgia.

E’ proprio così: dedicando del tempo a una persona, si diventa unici l’uno per l’altra.

Ogni persona è unica per quella che è. Ogni persona è rara. Non si può buttare come un oggetto rotto ma è un pezzo della nostra vita e rimane nei meandri della memoria e del cuore. Le sfide della vita sono tante e noi della Dike le abbiamo tentate tutte proprio per ricucire le relazioni con il filo dell’amore.

Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.

Dietro le storie dei personaggi si nascondono i vizi e le virtù di ogni uomo e il passo successivo che si deve compiere per migliorarsi è stare in armonia con gli altri e con se stessi.

Un amore sconfinato per l’universo e per tutti gli esseri viventi che lo popolano.

 

 

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