Sicilia, l’isola dei cantieri infiniti: il più vecchio dura da 50 anni. E’ quello della Siracusa-Gela. Un primato in negativo

“Il cantiere partì mentre al Quirinale c’era Giuseppe Saragat e i Beatles pubblicavano “Let it be”, l’undicesimo e ultimo album che segnava lo scioglimento della band, era il 1970. Ma l’autostrada A18 Siracusa-Gela dopo 48 anni è ancora ferma a Rosolini, 40 chilometri sui 130 previsti e costati otto milioni di euro al chilometro. La costruzione di altri tre lotti fino a Modica è bloccata da un anno con il concreto rischio che si arrivi alla rescissione del contratto con il consorzio vincitore dell’appalto, il Cosige. E Gela rimane lontana”

E’ quanto riporta scrive stamane Repubblica Palermo in cui  Gioacchino Amato racconta  la lentezza dei cantieri aperti da decenni nell’isola.

L’articolo prosegue con l’elenco delle altre opere “infinite” mai compiute.

In ritardo sui ritardi
Mezzo secolo per 40 chilometri di autostrada, un caso limite ma non l’unico in Sicilia. I costruttori Ance hanno censito più di 400 progetti cantierabili per un importo che sfiora i quattro miliardi di euro, già finanziati, che da anni non si riesce a far partire. L’ultimo rapporto del Nucleo di verifica e controllo della presidenza del Consiglio ha monitorato i tempi di realizzazione di 56mila opere pubbliche. I risultati pubblicati poche settimane fa sono disarmanti. In media ci vogliono 15 anni e 9 mesi per realizzare un’opera del costo superiore ai 100 milioni di euro, 4 anni e 4 mesi per quelle più piccole. Questo in Italia. In Sicilia i tempi crescono di oltre il 15 per cento, nella fase di progettazione e affidamento dei lavori più che in quelli della concreta costruzione. In Sicilia per realizzare un’opera pubblica passano fra i sette anni ai venti per le grandi opere. Più della metà del tempo è sprecato nei passaggi burocratici fra il progetto e l’agognata apertura e non nella costruzione.

Trent’anni per sette chilometri
Come accade per il collettore sud-orientale che da Uditore dopo sette chilometri sotto terra dovrebbe portare ad Acqua dei Corsari le acque reflue di una grossa porzione di Palermo, un’area di 182mila abitanti. Il cantiere si apre nel 1987, dopo avere realizzato un terzo del condotto, l’impresa abbandona il cantiere e l’appalto viene rescisso nel 1993. Si riparte con tutta la trafila e il cantiere riapre nel 2006, ma poi arriva una seconda rescissione del contratto. Adesso l’appalto da 33 milioni di euro per completare l’ultimo tratto è stato preso in carico dal Commissario unico nazionale Enrico Rolle. I lavori non sono ancora partiti, la promessa è di riaprire il cantiere a fine anno e completare tutto entro il 2021. Totale: 34 anni.

Alta lentezza
Nel collezionare ritardi record un posto di tutto riguardo spetta alle varie società delle Ferrovie. I casi più emblematici fra le decine di cantieri ad “alta lentezza” sono tre. Il 27 novembre 2000 la società Grandi Stazioni presenta il piano di riqualificazione delle undici principali stazioni italiane. Per Palermo Centrale 27 miliardi di lire per trasformarla in una “piccola” Roma Termini. Nel 2003 partono i lavori preliminari, si arretrano i binari per fare posto agli spazi commerciali, si chiudono le sale d’aspetto e l’elegante sala vip ma poi tutto si blocca e l’impresa fallisce. Solo nel 2013 ripartono i lavori, ma per la sistemazione della parte esterna e la creazione del nuovo terminal bus accanto al binario 10 in piazzetta Cupani, di recente ultimato ma non ancora aperto. Dopo 18 anni la maggiore stazione siciliana è ancora l’unica in Italia senza sale d’aspetto, di negozi neanche l’ombra e di fatto è diventata più una stazione per i pullman che per i treni.

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