SI CHIUDE EXPO

Si chiude Expo. Ormai è giunta la fine dell’esposizione. Quali conclusioni trarre?

Moltissimi giornali hanno fatto resoconti entusiasmanti, altri assolutamente negativi, citando cifre e previsioni. Ho voluto  verificare di persona, come, cosa e perché, facendo osservazioni sul campo, come si suol dire.

All’inizio di ottobre mi sono decisa di andare a vedere. Sapevo che erano stati allestite corse di treni appositamente per questo evento e a prezzi molto favorevoli. Da Trento, per esempio, si  poteva arrivare fino alla fiera senza cambi, due al giorno uno in andata e uno di ritorno con le stesse modalità solo che  c’era esclusivamente il sabato e la domenica. Da Udine c’era la freccia bianca, uno la mattina e uno la sera tutta la settimana. Per incentivare la partecipazione è stato abbattuto il prezzo del biglietto d’entrata e spesso ne sono anche stati dati in regalo. Sono andata un martedì ed ho usufruito da Verona della freccia. In questo caso era necessario prendere la metropolitana e alla fine verso mezzodì sono riuscita ad entrare, ma prima sono dovuta andare a farmi rilasciare il pass da giornalista accreditata. Finalmente mi sono incamminata, è il caso di dire. Al primo tornello, col pass appeso al collo che si vedeva da lontano mi hanno fatto saltare la fila. “Non male” mi son detta. E qui finisce il salto delle file. Potevo anche riporlo che tanto  non mi è più servito, praticamente. Quindi non potendomi dedicare a file  di ore ai padiglioni interessanti, anche per una ragione pratica di orari ferroviari e non volendo dedicarmi a un tempo decisamente eccessivo in piedi  ferma ad aspettare, ho deciso di accontentarmi dell’esterno e all’evenienza fortunata di una possibilità di vedere  anche padiglioni senza file impossibili ed entrarvi.

Comunque, Italia no, Kazakistan no, lo Zero no, …no, …no, …no. Gli Stati si trovavano davanti a un lunghissimo percorso coperto una specie di strada larga con qualche ‘incrocio’, molta gente e numerosissime scolaresche, che avevano la possibilità di saltare le file, perché avevano la corsia preferenziale. Chiesto indicazioni ai volontari, che si dimostravano volonterosi e gentili, mi sono diretta alle Regioni dove in fondo si trovava il simbolo dell’Expo, l’albero della vita.

Visitato il Trentino e la Sicilia. La Sicilia era ben rappresentata con una bellissima esposizione con Cerere, la dea delle messi, in tema con la fiera, ossia l’alimentazione. Non sto a descriverlo di nuovo, in quanto su questo giornale  se ne è parlato con dovizia. Il Trentino  mi ha lasciato alquanto perplessa, quel giorno era il turno di una famosa marca di mele, ma con credo che sia  ciò che lo rappresenti, ma tant’è. Anche visto la  Confcommercio, più interessante. Ogni giorno so che partecipava un gruppo diverso per illustrare o mostrare le caratteristiche locali (gruppi strumentali, cori, eccellenze alimentari, ecc.).

Quali sono state le sensazioni? Una delle cose che mi hanno  colpito negativamente e ho trovato orrendi, erano delle rappresentazioni  fatte di gesso e plastica di banchi di frutta, verdura, carne… e uno stallo di maiali. Se questo è la rappresentazione del tema, mi son detta, trovo che le critiche erano assolutamente meritate.

Un colpo d’occhio l’albero della vita? Sì, sì, carino da vedere, ma niente di che. So, per averlo visto su internet, che la sera diventava più interessante e suggestivo con le luminarie e le fontane salienti.

Il cibo? Non straordinario (anzi!) e carissimo. Allo stand della Tailandia c’era una bella fila e pareva valesse la pena provare di mangiare esotico data l’occasione. No, non ci siamo proprio.

Perché così tanta gente all’EXPO? Presumo per via dei prezzi  d’entrata incentivanti anche per le scolaresche. Osservando questi gruppi di ragazzini ho avuto l’impressione netta che si fosse trattato solo di un giorno in meno di scuola, una gita fuori programma, ma dalle chiacchiere colte al volo, poco costrutto di mediazione didattica. Solo: ‘Io ci sono stato’.

Ultima nota: Milano non si è distinta per  un’ospitalità d’investimento.

Stazione Centrale. Due caffè presi dopo tanto camminare e ‘visto’ al tsavolino e non al banco. Alla cassa, la bella sorpresa di dover pagare esattamente il doppio: 4 euro e 80 centesimi.

Quindi tirando le somme, e sottolineo che sono  mie osservazioni personali, anche se  ho  voluto tenermi informata per tutti questi mesi, dico che per l’EXPO i costi sono stati esorbitanti per il risultato ottenuto.

 

 

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