SI CHIAMA VOTO DI SCAMBIO SI LEGGE MAFIA

Dopo migliaia di manifesti, attaccati più o meno abusivamente, dopo gli schiamazzi da cortile, gli inciuci palesi e quelli sotto banco, alla fine anche questa campagna elettorale per  le regionali di ottobre andrà in archivio come tutte le altre. Successivamente lo spoglio i commentatori specializzati saranno impegnatissimi a contare schieramenti e percentuali,  arringare la folla su exploit e débacle, fantasticare sulle conseguenze del celebre “dato elettorale”. Nessuno, però, si fermerà un attimo ad analizzare invece su quali voti saranno costruite quelle vittorie.
L’utilizzo perverso che la maggioranza degli elettori è ormai costretta a fare del proprio diritto di voto è infatti uno dei motivi principali che rende la democrazia italiana una democrazia incompiuta, di carta pesta, con governi che ufficialmente nessuno vota e leggi cucite su misura sugli interessi di lobbies criminali. Non si fa certamente uno scoop se si dice che le elezioni in Sicilia sono storico ostaggio del voto di scambio.

Il voto di scambio non è soltanto un reato disciplinato dall’articolo 416 – ter del codice penale. Esiste infatti un altro tipo di voto di scambio, molto più comune e diffuso del primo: quello legale. Un fenomeno molto più sfumato, dilaniante e pericoloso perché è difficilmente identificabile e quasi impossibile da perseguire. Voto di scambio. È l’attimo in cui il cittadino medio rinuncia alla suo unico momento di amministrazione di potere, mette da parte valori, idee e ideologie e svende il suo diritto di cittadinanza. Un meccanismo contorto che inquina costantemente l’esito delle consultazioni elettorali.

Alla voce “voto di scambio” troveremo una sfilza di politici su cui hanno costruito la loro carriera politica. In Sicilia la compravendita si basa sull’incessante richiesta di  lavoro, qualsiasi lavoro.  Il lavoro precario è così diventato  la “moneta” migliore per comprare  voti e vincere elezioni: un ciclo che dura da anni, e non sembra, non può, conoscere crisi. Stipendi precari, a tempo, con contratti che spesso scadono poco prima delle elezioni, giusto in tempo per battere un’altra volta cassa in cambio di un nuovo contratto. Sempre a tempo, sempre precario: altro giro, altra corsa. Chi si ribella è fuori. Un’opzione difficile da scegliere quando si hanno più di trent’anni e una carriera decennale da precario. Una condizione di schiavi del voto di scambio che non sembra avere soluzione.

 Eppure la fondazione Onlus  “Progetto Legalità” di Palermo, qualche mese addietro, aveva avanzato una interessante proposta direttamente al Governo Monti ed in particolare al Ministro della Giustizia Severino. L’iniziativa dell’associazione prevedeva l’invio di oltre mille mail a tutti i rappresentanti politici per sollecitare l’approvazione di una legge intitolata a Paolo Borsellino che preveda una maggiore punibilità del reato di voto di scambio previsto dal 416 ter. La proposta fu subito sostenuta da autorevoli esponenti dell’antimafia come il Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo Francesco Messineo, il presidente del tribunale di Palermo Leonardo Guarnotta, il magistrato Antonio Ingroia, il professore Costantino Visconti,  il presidente della giunta distrettuale Anm di Caltanissetta Giovanbattista Tona. La proposta di legge darebbe, se approvata, concretezza alla preoccupazione di Paolo Borsellino manifestata nel 1989 agli studenti di Bassano del Grappa. Qui il giudice aveva fatto presente la difficoltà per la magistratura di punire il voto di scambio. Il testo del 416 ter verrebbe, infatti, cosi riformulato: “La pena stabilita dal primo comma dell’articolo 416 bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416 bis in cambio della promessa di denaro o di altre utilità per sé o per un terzo”.

Ad oggi, a distanza di parecchi mesi dalla lodevole proposta, cosa ne pensano i “tecnici” e quei partiti che sostengono questo Governo ? Nessun cenno, silenzio, quasi omertoso. Magari il 31 ottobre ne parleranno…  ma adesso zitti tutti inizia la campagna elettorale.

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