SFIGMO E FONENDO

Ai tempi della mia ahimè remota Laurea la Celiachia era considerata una patologia solo pediatrica, tanto che nei libri dei “grandi” non c’è ne era traccia; oggi è nota come patologia anche degli adulti tanto che si stima in Italia ci siano 600.000 celiaci di cui solo il 10% diagnosticati. La Malattia Celiaca è una “enteropatia” cioè una patologia del tratto intestinale, cronica, immuno-mediata che interessa soggetti geneticamente suscettibili, caratterizzata dalla riduzione dell’assorbimento delle sostanze nutritive ingerite per una atrofia, parziale o totale, dei villi intestinali. I soggetti colpiti hanno una intolleranza permanente alla gliadina, un complesso di proteine presente nelle farine di frumento, orzo e segale e nella crusca nonché negli alimenti più comuni (pane, pasta, pizza, biscotti) ma anche in dadi da brodo, lievito di birra, birra, caffè solubile, formaggini, cioccolata, dolciumi, gelati confezionati e probabilmente in cibi industriali preconfezionati.  Il glutine inoltre è usato come additivo in salse, zuppe, come addensante delle tavolette e in alcuni farmaci.

Clinicamente si presenta con una spiccata variabilità che va dal classico malassorbimento con diarrea e calo ponderale a sintomi lievi e transitori con dolori addominali, flautolenza e meteorismo a sintomi sistemici come osteoporosi, astenia, anemia, afte ricorrenti; c’è anche la forma silente che spesso viene individuata mentre si studiano altre patologie quali diabete e alopecia, neuropatie o epilessia, cardiopatie, epatiti o colangiti od ancora anemia, artriti.

Una tardiva diagnosi può esporre il paziente al rischio di altre patologie autoimmuni o a neoplasie quali il linfoma non Hodgkin a cellule T.

La diagnosi si basa sulla ricerca di alcuni antigeni detti AGA, EMA e ETGA, sulla determinazione del sistema maggiore di istocompatibilità  (HLA II DQ-2 o DQ-8) e soprattutto sulla endoscopia con biopsie multiple per valutare la morfologia della biopsia duodenale.

La diagnosi di certezza però si ha dopo l’eliminazione degli alimenti cioè dopo aver fatto una dieta priva di glutine e apprezzato il miglioramento clinico e/o istologico (quindi una nuova biopsia che mostra il miglioramento del quadro di atrofia dei villi e della mucosa in genere.

Eliminati gli alimenti con il glutine la quasi totalità dei celiaci guarisce ed ha una aspettativa di vita pari a quella dei soggetti non celiaci ed inoltre non solo scompaiono i sintomi ma anche si previene l’insorgenza delle patologie autoimmuni e neoplastiche che abbiamo visto essere associate alla celiachia.

Sono consentiti riso, mais, miglio, fecola di patate, grano saraceno, soia, tapioca, olio extravergine d’oliva, olio di mais, arachidi e girasole, carni, pesci, uova, verdura, frutta, latte e derivati, tè, caffè, spremute e vino. Il SSN ai sensi della legge 123 del 4/7/05 fornisce gratuitamente a chi ha questa diagnosi accertata, alimenti privi di glutine mentre nelle mense scolastiche il DM 279 del 18/05/2001 prevede la possibilità di fornire alimenti privi di glutine.

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