SFIGMO E FONENDO

Sono entrati in vigore lo scorso 21 Gennaio ed è possibile già fare un primo bilancio sulle nuove modalità di esenzione dal ticket nella nostra Regione.

Era criticata la vecchia modalità basata sull’ISEE (indicatore socio-economico equivalente) perché tenere conto del reddito della famiglia anagrafica, ossia quella risultante dallo stato di famiglia, pare producesse delle storture e spesso le famiglie erano costrette a fare dei calcoli di convenienza.

Ma le nuove modalità che tengono conto del nucleo familiare fiscale, per adeguarsi a norme Statali, così come concordato tra Stato e Regione nel contesto più generale del Piano di Rientro non mi pare che abbiano risolto le criticità.

Da un breve ,di certo incompleto,scambio di opinioni con altri operatori del settore, in specie Colleghi Farmacisti o Convenzionati (Specialisti o Laboratoristi) con il SSR, emerge l’opinione concorde che la platea degli esenti si sia complessivamente e non di poco ridotta.

La coorte degli esenti comprende per lo più pensionati,mentre emergono  chiaramente alcune esclusioni in specie per le famiglie monoreddito con bambini piccoli a carico e per i disoccupati o meglio sottoccupati o occupati part-time.

Una famiglia monoreddito,con bimbi piccoli a carico, magari in affitto o con il mutuo (che incidevano nel calcolo dell’isee) prima esente ora non lo è più; non so se questo sia un vantaggio in termine di salute e di prevenzione.

Non è raro in Ambulatorio che un figlio, prima esente, venga per se o per la sua famiglia e magari ne approfitti per far prescrivere un farmaco per il padre o la madre e scopra che lui non lo è più, mentre lo è diventato il genitore, che magari, di certo con sacrifici, avendo raggiunto l’età pensionabile, ha meno esigenze economiche di una famiglia in divenire (magari il padre ha finito il mutuo, ha pagato il matrimonio dei figli e ha comunque meno esigenze impellenti rispetto alla famiglia del figlio, magari precario).

Nello sguardo del figlio, capitemi bene, si nota un certo “imbarazzo”, non dispiaciuto ma una sorta di “sottile invidia” per chi ha di certo dato ma ora potrebbe contribuire con minore difficoltà alla spesa indotta dalla salute.

Tutto questo mentre un indagine del Censis dice che in Sicilia nel periodo 2006-2010 la spesa sanitaria è diminuita del 10%, e in termini di qualità del servizio la Sicilia è passata da un indicatore pari al 20,1% nel periodo 2001-2010 a meno 10,3% dal 2006 al 2010.

Per il 44,6% degli interpellati negli ultimi due anni il servizio è peggiorato mentre solo il 5,3% ritiene che sia migliorato; in Italia il peggioramento è stato percepito dal 29% e il miglioramento dall’11% mentre per il 60% è immutato.

Forse anche qui c’è un altra indicazione al venir meno di quel patto generazionale che ha sempre ispirato la nostra Società (i più giovani pagano le pensioni ai vecchi ad esempio) e forse è sempre più vero che la nostra generazione di 50enni sarà la prima ad invecchiare peggio e con meno tutele rispetto ai propri genitori (che di certo hanno patito da giovani fame, guerre e malattie) e forse anche da qui occorrerebbe partire per rifondare quel welfare state, che comunque, generazioni a parte, rappresenta una tutela sociale a cui non dovremmo e non vorremmo rinunciare.

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