SFIGMO E FONENDO

Sembrava una vecchia, debellata, storica malattia ma la tubercolosi (tbc) provoca 2 milioni di morti all’anno nel mondo e nove milioni e mezzo di nuovi casi di cui il 5% sono resistenti ai farmaci. Chi ha qualche anno di età ricorderà ancora quel vecchio “camper” attrezzato per fare davanti le scuole  lo screening con la tubercolina e il Radiogramma od ancora chi appartiene all’epoca del servizio di leva ricorderà i cosiddetti “quattro punti della libertà (dalla naia)” sempre per scrinare i positivi alla tubercolina, che si facevano alla fine dei 12 mesi del Servizio di leva. Poi tutto questo ebbe fine, si smantellarono gli Ambulatori, si chiusero o si trasformarono i Sanatori per l’Elioterapia (uno di questi era il G.B. Odierna di Ragusa) perchè la malattia si pensava vinta.

Ora la comunità Internazionale si propone di realizzare nuovi laboratori diagnostici attrezzati e moderni, di sostenere gli aiuti nelle aree più colpite, di facilitare gli accessi ai farmaci e di mobilitare più risorse, allo scopo di debellare la malattia entro il 2050.

I contagi nel mondo sono 9.400.000 con il 55% dei casi in Asia e il 30% in Africa, con i problemi delle resistenze ai farmaci e le forme legate all’AIDS ad aggravare il quadro in specie nel Sud del Continente Africano, dove anche farmaci e test diagnostici sono difficili da reperire.

Sugli screening da effettuare ai migranti che sono giunti e continuano ad arrivare a Lampedusa c’è l’impegno dell’Ass. Russo e del Ministro Fazio, perchè la promiscuità, le condizioni igienico sanitarie e le difese immunitarie depresse sono il pabulum di cui si nutre il bacillo della tbc.

In Italia sono 4500 i nuovi casi/anno, la metà dei quali interessa stranieri e tra questi Rumeni e Marocchini rappresentano la maggioranza, seguiti da Senegalesi, Peruviani e Pakistani; c’è da considerare un sicuro sommerso di casi non denunciati o non diagnosticati. La popolazione immigrata proprio per la promiscuità e le scarse condizioni igieniche sanitarie è 10-15 volte più a rischio degli Italiani di contagio, il quale avviene per lo più nei luoghi di aggregazione, nei mezzi di trasporti e nei posti di lavoro, in specie in quelli più piccoli, meno areati e poco illuminati. Al contrario ad esempio nelle stazioni ferroviarie, per quanto frequentati da persone a rischio, la cubatura d’aria e la ventilazione, rendono il rischio quasi irrisorio; naturalmente più il contatto con il malato è ravvicinato, prolungato e ripetuto maggiore è la probabilità di contagio quindi ad esempio è più pericoloso uno scuolabus che un tram, un metro o un autobus.

La buona notizia è che alcuni ricercatori italiani hanno messo a punto un test diagnostico sul sangue che permetterà in futuro di discriminare gli infetti dai malati, facilitando lo screening e l’intervento terapeutico.

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