SEL RAGUSA PARTECIPA ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI NISCEMI PER IMPEDIRE LA REALIZZAZIONE DEL MUOS.

Il Coordinamento Provinciale di SEL Ragusa dichiara che parteciperà alla manifestazione di giorno 30 marzo a Niscemi indetta dai comitati civici NO MUOS e impegna  tutta la sua rappresentanza parlamentare ad aderire e a presentare la prima interpellanza parlamentare che infici e metta  in mora tutti gli atti governativi posti in essere fin ora per l’installazione nell’isola di uno dei terminali terrestri del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare che consentirà al Pentagono di gestire le future operazioni di guerra a livello globale.

Il trasferimento del pericoloso progetto MUOS da Sigonella a Niscemi ha reso non rinviabile la presa d’atto che la Sicilia e i siciliani non solo non possono essere messi a rischio nella loro incolumità fisica e ambientale, per quanto già appurato dagli studi dei professori Zucchetti e Coraddu del Politecnico di Torino, ma soprattutto la nostra terra non può essere usata come avamposto offensivo sullo scacchiere del Mediterraneo: la Sicilia è territorio di Pace.

La nostra partecipazione alla manifestazione nazionale del 30/03 è l’occasione per rimettere in discussione un modello di Sicilia che ormai è sempre più concretamente una piattaforma di guerra, dove sempre più spazi del territorio vengono sottratti all’uso civile e destinati ad uso militare. Ne sono esempi non trascurabili Sigonella prossima a diventare la capitale mondiale dei droni, l’uso del Golfo di Augusta per l’attracco dei sottomarini, la possibilità che a Messina venga installato un grande cimitero delle navi Nato con forte impatto ambientale, gli aerei e i cacciabombardieri a Trapani Birgi e infine lo studio fornito dai professori del politecnico di Torino ha evidenziato come le interferenze elettromagnetiche prodotte interdiranno l’uso dello spazio aereo siciliano, vincolandone fortemente il regolare traffico civile in buona parte della Sicilia orientale (Comiso e Catania Fontanarossa). Una Sicilia in assetto militare, oltre a non corrispondere alle aspirazioni naturali di un popolo vocato ad un Mediterraneo di Pace, costituisce un’enorme limitazione alle potenzialità di sviluppo economico, soprattutto in questo momento di crisi.

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