SCOPERTO UN GIACIMENTO PETROLIFERO TRA RAGUSA E SANTA CROCE CAMARINA?

Dopo il documento del Comitato No-triv  da noi pubblicato quasi in esclusiva perché in fatto di ecologia nessuno o quasi ci vuole mettere le mani, la notizia bomba è quella sempre più insistente del ritrovamento di greggio in località Costa tra Ragusa e Santa Croce Camerina dove pare si stia passando alla fase di perforazione di un pozzo dopo quelle propedeutiche dei cosiddetti sondaggi. Ora sappiamo benissimo che queste notizie riescono sempre a rimanere riservate fin quando fa comodo “ai padroni del pozzo” sia perché non occorre allarmare la popolazione (e gli ecologisti) sia perché bisogna lanciarla quando, per esempio, si deve far esplodere il titolo in borsa della fortunata multinazionale che trova il petrolio, come è successo qualche anno fa quando il titolo della Sir stava affogando e fu lanciata la ”bufala” del ritrovamento di un grande giacimento a Serra San Bartolo di Kamarina dove la trivella lavorava giorno e notte per tirare quei pochi litri di greggio che in effetti c’erano in quel pozzo sperimentale alla periferia di Santa Croce. Noi stessi fummo svegliati alle due di notte ed inviati, da un grande  quotidiano nazionale, da quelle parti per vedere se la notizia battuta poco prima di mezzanotte dalle agenzie di stampa fosse vera o no. Non era vera, tant’è che quella società che doveva vendere il pozzo ad una multinazionale fallì poco dopo. Ed allora cosa c’è di vero in questa “bomba” del ritrovamento del greggio? Se non è una bufala (e pensiamo che non lo sia, perché altrimenti ci sarebbe stata una conferenza stampa a mezzanotte) si può intuire che la segretezza è dovuta ad un insieme di fattori. Anzitutto evitare, per ora, il clamore che susciterebbe nell’opinione pubblica qualcosa del genere in un momento di piccolo risveglio di un sorta di sensibilità popolare in fatto di ecologia; in secondo luogo perché, al contrario di qualche sprovveduto dilettante, si sa che un giacimento petrolifero non è una “vasca da bagno” piena di greggio per cui basta piazzare una pompa più potente per succhiarlo tutto, compreso quello di Gheddafi per il cosiddetto principio dei vasi comunicanti. Invero almeno dalle nostre parti come la vicenda del giacimento Gulf insegna, il greggio è imprigionato nella roccia, dolomia del trias così chiamata perché formatasi nel periodo “triassico”, ed a volte per estrarlo c’è addirittura bisogno del craking, cioè di aprire le vie di uscita del greggio attraverso condotti artificiali che lo fanno affluire nella zona della pompa e questo da noi da 3 mila a sei mila metri di profondità. Ma lasciamo perdere l’ analisi più o meno tecnica che abbiamo sommariamente descritta e riserviamo questa ultima parte del nostro discorso cioè agli effetti diciamo politici della nostra piccola storia, che piccola non è, se si pensa ai riflessi positivi e negativi (a seconda dei punti di vista) che tale notizia implica. Sit-in da parte degli ecologisti, grande euforia da parte dei “padroni” del pozzo e qualche lancio di contropartita alla popolazione del luogo che è si “proprietaria” del petrolio, ma che nulla può fare se non ricevere qualche elemosina (le cosidette royaltes) che generosamente, come fece la Gulf con la legge Giummarra a suo tempo, si dona agli enti locali a parziale ristoro della “rapina” del petrolio. Noi per oggi ci fermiamo qui lanciando però una precisa richiesta. Se i padroni del greggio ci buttano addosso i cani per il solo motivo che come intrusi siamo andati a vedere come stanno le cose, potendo fare solo una foto peraltro poco significativa, al Prefetto di Ragusa dott.ssa Cannizzo, al Presidente della provincia on.le Antoci, al sindaco di Ragusa Di Pasquale, al sindaco di Santa Croce Schembari non possono né raccontare frottole né fare finta di niente. Insomma vorremmo sapere, avendone  il pieno diritto, come stanno le cose. Per questo diritto siamo disposti a giocarci la nostra partita a costo di perderla, come probabilmente potrà accadere.

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