Sanità: liste d’attesa infinite, non tutelato il diritto alla salute. A Ragusa, nasce il Comitato Civico Articolo 32

Liste d’attesa infinite e diritto alla salute non tutelato. E per questo, un gruppo di cittadini ha deciso di costituirsi in comitato e denunciare pubblicamente quanto avviene anche nelle nostre città. Si sta costituendo in questi giorni a Ragusa, per iniziativa di un gruppo di cittadini, il Comitato Civico Articolo 32, in analogia con iniziative simili in tutta Italia, soprattutto a nord. Il portavoce sarà definito la prossima settimana ma l’intento è chiaro: dire basta a liste d’attesa infinite in sanità, soprattutto per chi ha gravi patologie e necessita di essere visitato in tempi rapidi, pena la compromissione della salute stessa.

Il documento programmatico del Comitato si basa sull’ interpretazione del titolo V della Costituzione . Infatti con la riforma del titolo V della Costituzione, nel 2001 sono stati introdotti i livelli essenziali di assistenza, i Lea, cioè le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è tenuto a fornire obbligatoriamente a tutti i cittadini gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket).

LE LISTE D’ATTESA INFINITE

La pandemia non ha fatto altro che aumentare i problemi, lasciando in “eredità” ai cittadini tempi d’attesa assurdi, sempre che vi siano posti disponibili.

Il diritto alla tempestiva diagnosi e cura è decisivo e fa del rispetto dei tempi, prescritti dal medico di base, un diritto costituzionale inderogabile.

Gianfranco Motta, uno dei promotori del comitato, ci spiega: “Noi partiamo da un presupposto: l’indicazione del medico curante deve essere preponderante rispetto agli algoritmi delle liste Asp. La struttura sanitaria è obbligata a rispettare i tempi indicati dal medico nella ricetta con uno specifico codice, ovvero U=urgente entro tre giorni, B=breve, entro 10 giorni, D=differita entro 30 o 60 giorni, P=programmata entro 120 giorni. Pertanto il mancato rispetto del codice attribuito dal medico curante costituisce una violazione di legge. Quando i tempi del servizio pubblico sono incompatibili con le esigenze di salute, e andare altrove diventa una via obbligata, a pagarne le conseguenze non può essere il cittadino”. Esiste, inoltre, un’altra procedura, la RAO, che consente di dare tempistiche diverse per l’accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali sulla base di indicazioni cliniche esplicite e il Comitato si chiede perché non venga applicata.

LE FINALITA’

Gianfranco Motta, spiega: “Se i tempi vengono disattesi non si può pretendere che sia il paziente ad andare a pagamento. Piuttosto, l’Asp deve organizzare le visite nei tempi previsti e facendo in modo che al paziente sia chiesto solo il ticket, se è previsto che lo paghi”. Infine, Motta conclude: “Noi vogliamo che i diritti dei pazienti vengano sempre rispettati. Denunceremo pubblicamente i problemi e se ci sarà bisogno il Comitato provvederà a inoltrare apposite segnalazioni all’Autorità Giudiziaria e al Comando Carabinieri per la tutela della salute”.

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