Restaurati alcuni elementi d’arredo al Castello di Donnfugata. FOTO

Al Castello di Donnafugata sono stati eseguiti in alcuni elementi di arredo dei piccoli interventi di restauro.
A darne notizia è l’assessore alla cultura e beni culturali Clorinda Arezzo che dichiara:” Sappiamo tutti come un arto mancante da una statua o una lacuna di intonaco possono indurre un senso di incuria. La valorizzazione del nostro Castello e del Parco non può quindi prescindere da attente azioni di restauro, che contribuiscono a preservare l’atmosfera unica di Donnafugata. Azioni necessarie non solo a restituire integrità e decoro, ma anche a riportare alla luce ciò che era nascosto e a ridare senso filologico ai decori.


È proprio la filologia che ha guidato l’intervento eseguito sulla piccola Venere Italica, alloggiata nella nicchia della Sala del Lucernario. Si tratta di una copia in gesso della celebre statua che era stata violentata da un precedente intervento di manutenzione straordinaria che ne aveva ruotato la testa, rendendo la dimensione del collo abnorme. Rimosso il capo e sostituito il perno in ferro con uno in vetroresina, si è riproposta la rotazione originaria della testa, restituendo alla Venere la femminilità e grazia che aveva immeritatamente perduto.


Obiettivo simile si è ottenuto restituendo il piede ad una delle danzatrici del Canova, copia che arricchisce la scalinata monumentale del Castello di Donnafugata.
Gli schienali dei due sedili in pietra pece, collocati nel passaggio che immette al parco, erano dipinti sulle pareti con smalti che riproducevano un motivo a losanghe, imitando la pietra pece. La leggibilità di questo gioco illusionistico era seriamente compromessa da grandi aree lacunose. Si è proceduto a stuccare e integrare le parti mancanti, restituendo ai sedili un piacevole impatto visivo.


Ben più complesso è risultato il salvataggio del Guardiano del labirinto, ora di nuovo posto a destra dell’ingresso. Sepolto tra stucchi e frammenti fittili, il soldatino realizzato in calcare locale giaceva dimenticato in un magazzino. Da un’indagine generale che andrà approfondita, si può identificare come un soldato di fanteria del Real Esercito o Esercito delle Due Sicilie, vestito dell’ultima uniforme adottata nel 1859 sotto Francesco II. Si tratta infatti di un soldato con cappotto a sei bottoni cinto in vita, lavorato anche nella parte posteriore e lungo fino alle ginocchia. Ha risvolti alle maniche e una medaglia sul lato sinistro del petto. Al di sotto della cintura, delle pieghe sul lato destro evidenziano il suo movimento incedente. Il volto è caratterizzato da grandi baffi e da un cappello completo di sottogola, che per la tipologia e per i colori ancora visibili può ricondursi al “kepì”. Al di sopra della visiera è posta una stella a cinque punte all’interno del quale si legge il numero “1”, probabilmente riferibile al numero di unità di appartenenza. La mano sinistra, posta lungo il fianco, tiene un pugnale mentre il lato destro è armato da un fucile, stavolta in legno, e rinvenuto separatamente poiché il braccio destro è assente.

Durante le operazioni di restauro sono emersi tutti gli interventi che nel corso degli anni la statua aveva subito. Sulle superfici dell’opera sono venute alla luce notevoli tracce di colore, principalmente nel capo che era stato ricoperto di stucco bianco. Tra rimozione di perni in ferro, malta cementizia e reintegrazioni si è arrivati alla ricollocazione nella sua postazione originaria. Gli arti inferiori sono stati simulati nel supporto che lo sostiene, riproducendo l’altezza originaria, dedotta grazie ad alcune fotografie storiche, in cui il “soldatino” si presentava nella sua interezza.
I lavori sono stati eseguiti dalla ditta Methodos che si ringrazia per la professionalità e disponibilità dimostrata”.

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