Ragusa: una figlia che ha perso la mamma per Covid. “E’ un dolore che ti logora. Non l’abbiamo potuta salutare”

“E’ un dolore che ci logora. Perchè non abbiamo potuto dare un degno saluto a mia mamma”.  A parlare è una figlia distrutta dalla morte della mamma per Covid, avvenuta pochi giorni fa al Giovanni Paolo II di Ragusa. Non è tanto la malattia, almeno, non solo: ciò per cui i parenti delle vittime del Covid non si rassegnano è per la mancanza di contatto e, soprattutto, l’impossibilità di dare un degno saluto ai propri cari con un funerale.

“Con il Covid non c’è dignità per i defunti. Al pensiero di ciò che capita, c’è solo da star male”. La donna che ha voluto raccontarci la sua personale esperienza, ha dovuto dire addio alla mamma in appena dieci giorni: “Avevamo un contatto al giorno dall’ospedale. Devo essere sincera: mi hanno sempre informata delle condizioni di mia mamma e mi hanno subito detto la verità, cioè che era molto grave. Non siamo stati abbandonati. A volte ci chiamavano loro, altre volte abbiamo dovuto chiamare noi. Ma non posso dire che siamo stati trattati male o dimenticati. Mia mamma Ha avuto un’insufficienza respiratoria ma voglio precisare che, nonostante avesse una certa età, non aveva nè patologie pregresse, nè particolari problemi di salute“.

In ospedale, la donna viene isolata nell’area covid: nel giro di 10 giorni, purtroppo, non ce l’ha fatta. La figlia, però, rimpiange soprattutto il fatto di non averla potuta vedere, per darle un ultimo saluto: “Non ho potuto vederla nè da viva, nè da morta. Ho chiesto di poterla vedere da lontano, sarei stata disposta a mettermi la tuta protettiva, ma non è stato possibile. Non ho potuto dare l’estremo saluto come si fa di solito con i nostri cari. Non ho potuto tenerle la mano. Avrei voluto almeno accompagnarla nel corridoio, ma non è stato possibile neanche questo. Abbiamo potuto solo vedere la bara. E’ una cosa inumana, che ti logora dentro, perchè saperla dentro un sacco, in quel modo, è un dolore dell’anima che non va via. Adesso, devo fare una richiesta per riavere indietro i pochi effetti personali dall’ospedale. E’ tutto ciò che mi resta, dato che è stata subito inumata, una volta arrivata in cimitero, senza funerale”.

Questa figlia si sente di lanciare un appello a tutti, affinchè le cose possano cambiare: “Rispettate voi stessi e gli altri. Infettarsi non è una vergogna, ma il virus c’è, esiste. C’è tanta ignoranza in giro: tenere la mascherina non è dittatura, come ho sentito dire. E’ solo rispetto per sè e per gli altri. Pensateci. perchè mia mamma, oggi, non me la ridà nessuno”.

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