Ragusa piena di fasci littori, gli anarchici se la prendono con un’esposizione di uniformi coloniali. FOTO

Una collezione privata di cimeli storici messi a disposizione della collettività inalbera il gruppo anarchico di Ragusa che non vuole il museo “L’Italia in Africa”, ritenuto “fascista e colonialista”. Gli anarchici invitano l’amministrazione comunale a ritirare il proprio patrocinio all’esposizione curata dal collezionista Mario Nobile, ospitata da 14 anni in locali del palazzo municipale. Eppure, come tutti i residenti di Ragusa (e dintorni), anche gli anarchici iblei sono circondati da immagini fasciste e colonialiste e con quest’iniziativa sembrano comportarsi come coloro che paragonano la pagliuzza alla trave.

La lettera

Qualche giorno fa, il gruppo anarchico ha inviato sull’argomento una lettera aperta. “Da oltre un decennio – è dichiarato – Ragusa gode, suo malgrado, di un triste primato, quello di ospitare, in locali messi a disposizione del Comune, che vi investe denaro pubblico, uno pseudo museo che fa sfacciatamente propaganda alla sciagurata impresa coloniale italiana in Africa orientale e in Libia. Pseudo, perché del museo non ha né la dovuta scientificità né un lavoro collettivo è un confronto di studiosi ed esperti alle spalle. Pseudo, perché trattasi di una collezione privata che fa capo a una persona la quale è l’unica proprietaria del materiale esposto”.

Iniziativa di 14 anni fa

La persona è Mario Nobile. “Avevo 13 anni quando i miei genitori mi portarono a Roma per la prima volta. Tra le tante cose, mi colpì la visione di una mostra sulle divise militari e sanitarie degli italiani in Africa. Da allora non ho smesso di collezionare cimeli di quell’epoca”, spiega a ragusaoggi.it. Nel 2009, Nobile fece richiesta all’allora sindaco Nello Dipasquale dei locali per ospitare una mostra permanente, diventata museo civico. Per definizione, i musei civici sono istituzioni a carattere permanente senza scopo di lucro ma con interesse culturale, scientifico ed educativo.

Il museo civico “L’Italia in Africa” ha una caratteristica prettamente culturale: consente ai visitatori di sapere su un determinato periodo storico, iniziato addirittura nel 1869, 53 anni prima dell’avvento del fascismo, con l’acquisto, da parte del re d’Italia, Vittorio Emanuele II, della baia di Assab, in Eritrea.

Colonialismo, pagina nera (con o senza fascisti)

Purtroppo l’Italia, al pari di altri Paesi, partecipò alla sciagurata corsa coloniale, invadendo l’odierna Libia nel 1911 e poi espandendo il controllo nel Corno d’Africa a metà degli anni Trenta. I soldati italiani mietettero molte vittime, militari e civili, un’azione mitigata dalla costruzione di infrastrutture e di altri benefici alle popolazioni assoggettate.

Il collezionista

Ma qui viene il punto. Nobile è un collezionista, non uno storico. Ogni giorno accompagna i visitatori fra le quattro sale a tema denominate Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia e descrive le uniformi e il personale che le indossava, italiani e indigeni come gli ascari. Una sezione è dedicata ai militari iblei morti sul campo di battaglia.

La storia farcita di guerre

La storia purtroppo è fatta da tanti episodi violenti.

Il museo civico è stato visitato da quasi 400 turisti, italiani e stranieri. “Alcuni hanno rimarcato tutta la loro indignazione sullo stesso registro delle visite”, scrivono gli anarchici. Abbiamo controllato: le uniche indignazioni sono a loro firma, tre il 27 giugno, uno il 18 luglio scorso. Le altre firme ringraziano il piccolo museo per il contributo alla conoscenza.

Eliminare fasci e coloni? Si guardi altrove

In linea di principio, se passasse il messaggio del gruppo degli anarchici ragusani, si dovrebbe abbattere piazza Libertà perché sfacciatamente fascista, con il fascio littorio bene in vista. Si dovrebbe ricoprire di vernice l’affresco di Duilio Cambellotti nel salone dei ricevimenti della Prefettura di Ragusa, perché inneggia alla marcia su Roma. E cosa dire della faccia del duce con elmetto e le scritte deliranti d’epoca che ancora si scorgono sulla facciata del liceo musicale di Modica? Ecco, cominciamo da lì.

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