QUATTRO VITE SALVATE DA UN NUOVO ANGELO: LAILA BUSACCA

Un aneurisma cerebrale l’ha colpita inaspettatamente due giorni fa e per lei purtroppo non c’è stato più niente da fare. Immenso ed incolmabile il dolore per la tragedia che ha colpito questa giovane ragazza di Ragusa di 29 anni.

Una corona di gente si è stretta attorno alla famiglia Busacca e al marito Fabio Scuderi e ha mostrato la sua presenza affettuosa. Situazione difficile, tragica, luttuosa che però ha dato un grande segno visibile al mondo intero di come il dolore possa trasformarsi in dono: è la scelta coraggiosa di questa famiglia che ha consentito che venissero espiantati gli organi per far vivere altra gente e ridare loro la speranza. È un gesto encomiabile che, seppur nel dolore, lascia dentro una pace infinita, è una tragedia che in sé raggiunge un senso. Padre Raffaele Campailla nella sua omelia ha detto: ”Ragusa in questi giorni si è fermata…”. Sì, in effetti è stato proprio così, difatti tutti ci siamo fermati fisicamente a riflettere sulla fragilità della vita…

Proprio questa riflessione mi porta a tirare alcune conclusioni: ancora oggi, la frenesia dei ritmi quotidiani, le logiche consumistiche sanno farci fermare? Dico questo perché, in questo contesto misto a dolore e gioia, qualcuno non ha saputo farlo di certo, poiché non è uscito dalle catene del profitto e del “dio denaro”. L’azienda per cui lavorava Laila infatti, la Lidl, non si é fermata, bensì è rimasta ancorata, malgrado la morte di una delle dipendenti, alla logica di mercato che, ahimè, è davvero senza scrupoli. Offre alla famiglia un telegramma di cordoglio e un solo minuto di silenzio e luci spente in filiale alle 15:00, orario del funerale… Pochino direi, a fronte di una vita che non c’è più! L’azienda consente a QUASI tutti i dipendenti della filiale di Ragusa di partecipare alle esequie, ma all’interesse economico di due ore di fatturato non può rinunciare. Pur di non perdere occasione di vendita preferisce mandare in trasferta, quindi oberandosi di maggiori spese, dipendenti dalle sedi vicine, in sostituzione di quelli locali, (quasi quasi dobbiamo anche dire grazie del gesto), pur di non abbassare per due ore la saracinesca… Fatto invece doveroso, ma forse di altri tempi… Ci siamo mondanizzati a tal punto che ormai non conosciamo il concetto di festa aprendo i centri commerciali tra poco anche la notte… Quindi perché sperare di farlo per una persona che muore?

Io dico che la famiglia di Laila ci ha insegnato tanto in questa situazione, vale a dire la solidarietà vera. In fondo, tutti loro potevano restare chiusi nel loro dolore e indifferenti ai bisogni di altre persone con seri problemi di salute e bisognose di pronto aiuto, così come spesso accade in questi momenti dove non si riesce ad avere la lucidità di guardare oltre e di conseguenza ci si piega in se stessi; non lo hanno fatto e hanno trasformato in miracolo per altre persone il loro dramma. Ma vorrei solo che riflettessimo su quanto ormai ci siamo adagiati su questo stile. Risulta normale e scontato che si ragioni così, in termini di mercato! No, io non voglio credere che questa diventerà la regola, anzi credo fermamente che quanto accaduto possa farci meditare ancora di più affinché non si ripetano più queste storie,non si raggiunga la tradizione. Già la vita riserva dei dolori in sé; diventare cinici, egoisti e menefreghisti per andare incontro al dio denaro non risolve nulla, anzi inaridisce ancora di più gli animi e ci fa vivere sempre di più come isole: tutto ciò è davvero inaccettabile. Sarebbe stato un bel gesto quello dell’azienda che, anche per le pressioni ricevute da me e da tanta gente anche nei social network, con parole indignate, piene di rabbia e di sofferenza, che uscendo da certi schemi avesse accolto la richiesta di chiudere almeno solo il tempo del funerale.

Siamo delle vittime di un sistema malsano, ma Laila e famiglia ci insegnano che possiamo cercare di fuggire la spersonalizzazione e l’indifferenza. Grazie!

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