QUANDO SI DICE PRO DOMO SUA…

Mentre il tema all’ordine del giorno a tutti i livelli è quello di accelerare il processo di decentramento dei poteri dello Stato e delle Aziende pubbliche, per una progressiva quanto indispensabile attenzione verso le realtà territoriali, che vanno valorizzate con una attenta politica di coinvolgimento responsabile e funzionale alle esigenze delle comunità, la politica, una parte della politica provinciale, la pensa diversamente. Partendo da un attacco alla sanità provinciale, condivisibile per certi versi, si perde poi nei meandri degli interessi di parte. Il trito e ritrito discorso della riduzione delle spese, applicato al sistema sanitario, suona come offesa alla dignità della persona umana. Perché le garanzie costituzionali che riguardano il diritto all’assistenza medica non possono essere affidate alla calcolatrice. Un discorso questo condiviso da tutti. Sindacati in primis. Ed anche da quella parte politica che oggi, stranamente, lo mette in forse.

Definire le unità cosiddette semplici, doppioni delle unità complesse, da eliminare per ridurre le spese, è come dire che anche il Pte, doppione del  Pronto soccorso più vicino, andrebbe soppresso. Quando si toccano tasti così delicati è triste constatare la grave disattenzione di tutti verso la componente prioritaria del Sistema sanitario nazionale che è rappresentata dai cittadini. Dagli ammalati. Dalla povera gente. La soluzione di chiudere un reparto, un servizio, una unità operativa semplice, per concentrare tutto in una struttura unica, magari decentrata rispetto agli ospedali di Ragusa, Modica e Scicli, purché unica e sola, è idea anacronistica, assolutamente irrealizzabile. Fortissimamente contrastata dai sindacati e da chi si batte da sempre per valorizzare le realtà territoriali nel contesto di un progetto sociale più ampio mirato a prendere le distanze dal potere gestito in modo verticistico che ha già procurato guai immensi alla collettività.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it