QUANDO CI SARAI BATTI UN COLPO

Il nuovo presidente della Commissione Europea non è quello che avrebbe voluto votare Renzi. Vi è stato costretto per ottenere al momento opportuno questa tanta decantata flessibilità che terrà in conto le modifiche, le innovazioni strutturali dell’apparato burocratico e produttivo come pre-condizione necessaria perché si possa avviare un discorso bilaterale che potrebbe portare alla non applicazione automatica dei parametri europei. Ci viene, insomma, concessa una possibilità di intesa operativa prima che scenda la mannaia delle regole senza anima e senza cuore.

E’ senza dubbio un passo avanti al quale ne devono seguire nell’arco di mille giorni tanti altri per recuperare il tempo e le occasioni perse da un  lato e dall’altro porre le condizioni minime di una crescita. Non è impresa affatto facile perché sulla cultura popolare comune ancora vige la convinzione che noi che parliamo siamo i puri e i santi, mentre chi poniamo dall’altra parte anche per comodità discorsiva è un ladro,un farabutto oltre che incapace.

L’adesione ad un volontà programmatica di segno opposto a quella che fino ad ora abbiamo vissuto per essere costruttiva  ed essenziale al fine non deve immiserirsi in sterili polemiche fra parti contrapposte. Vi sono stati interventi buoni e non buoni, ma prendiamo atto che dobbiamo vivere in un mondo globalizzato e con questo dobbiamo confrontarci.

I voti dati in prestito a Renzi appena un mese addietro sono permeati da questa aspirazione al nuovo che non ripeta schemi che pur se validi quando sono stati creati ora non lo sono più, perché la cultura politica che li colorava è cambiata e ne dobbiamo pertanto prenderne atto. In caso contrario è come camminare con la testa rivolta all’indietro.

La promessa flessibilità della Commissione Europea passa come si è detto attraverso riforme strutturali che immancabilmente vanno a toccare interessi precostituiti nel tempo e che sono rappresentati dai diversi schieramenti politici. Non è che questo in linea di principio è un male perché è stato sempre così e così lo sarà per il futuro. Situazioni, per così dire, emergenziali dovrebbero tenere in primo luogo quelle situazioni vitali la cui mancanza travolge tutti senza distinzione alcuna.

Fino ad ora i nostri politici televisivi hanno individuato nella spesa pubblica e nell’elefantiaca struttura della burocrazia fra i tanti mali che affliggono il nostro paese quelli che maggiormente rientrano nella comune conoscenza. Si sono ben guardati, però, nello scendere nel particolare di singole misure e ciò per non sollevare reazioni ben precise e mirate da parte delle categorie interessate.

In definitiva l’Europa non ha assunto al riguardo un atto formale ben preciso. Se non andiamo errati, ha detto che non applicherà sanzioni è obbligherà d’imperio all’osservanza di precise misure, ma vaglierà la situazione dandoci anche la possibilità di rettificare un impegno non mantenuto. Senza dubbio è un fatto nuovo e un successo, ma non dimentichiamo di dargli un volto superiore o diverso da quello che ha.

A parte ogni riflesso politico un merito a Renzi bisogna pur riconoscerglielo. E’ quello di aver in anticipo rispetto ad altri riconosciuto e capito che per uscir dal buco fosse necessario cambiar verso, vale a dire, agire e operare secondo schemi nuovi richiesti, peraltro, dal cambiamento operativo dell’economia mondiale.

Nel suo partito il presidente Renzi ha una minoranza, almeno per qualche aspetto, non fattiva e collaboratrice e in contemporanea gli si avvicinano parlamentari di altri partiti che forse hanno capito  quale strada percorrere per uscire dalla crisi.

La caratteristica principale è comunque quella di non immergersi in trattative laboriose e defatiganti come le abbiamo conosciute in passato. Non è stata infatti accettata la continuazione della tecnica sindacale che pur perorando questioni utili per i lavoratori ciò non ostante si diluiva in trattative laboriose e defatiganti.

Questi mille giorni che si è inteso prendere a disposizione Renzi per raggiungere  consistenti cambiamenti nella struttura statale hanno, comunque, una funzione operativa se si incamera il più presto possibile la nuova legge elettorale.

Ora è difficile trovare un elettore, non un politico, che non trovi ammissibile quella legge elettorale denominata dal suo stesso autore “porcellum”. Nel tempo della sua vigenza i politici, pur riconoscendone la sua stranezza, non sono riusciti a sostituirla se non costretti dal giudice costituzionale.

C’è una sola cartuccia esplodente che può consentire a Renzi di superare gli ostacoli che uno dietro l’altro troverà nel suo cammino di riforma e consiste nell’aver una legge elettorale approvata da utilizzare come un cuneo d’acciaio per abbattere quanto e quanto possano ostacola il suo programma riformista nell’arco del triennio. In assenza dovrà mediare giorno dopo giorno perdendo in percentuale di adesione quel voto popolare del 25 maggio che, ripetiamo,è segno di maturità democratica del voto popolare non disgiunta, però, da una validità temporale perché poggiante sul credito che era riuscito a trasferire nell’elettore.

 

 

                                                                                       Politicus

      

 

 

 

 

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