PROBABILMENTE SARA’ ALLESTITA ANCHE UNA TENDOPOLI

Tra domenica sera e lunedì mattina a Lampedusa si sono verificati 11 sbarchi, per un totale di circa un migliaio di immigrati che sono stati immediatamente soccorsi e portati al Centro di Prima Accoglienza. Sulla prima imbarcazione arrivata domenica a Lampedusa c’erano 81 persone, sulla seconda 14 e a seguire le altre 9 per un totale di circa 1.300 persone. La struttura, che ha una capienza di circa 800 persone, sta letteralmente scoppiando e probabilmente sarà allestita anche una tendopoli. Il sindaco della cittadina ha quindi chiesto insistentemente che venga ripreso al più presto il ponte aereo per far partire gli immigrati dall’Isola, ma ha comunque sottolineato che si sta facendo il possibile per ristabilire l’ordine, grazie al tempestivo intervento di tutti coloro che, in queste ore, si stanno adoperando per soccorrere questi disperati.

Nei mesi di gennaio e febbraio di quest’anno, solo sulle nostre coste, sono avvenuti 132 sbarchi, per un totale di 6.333 clandestini intercettati. Quello che sta accadendo deve far riflettere sulla gravità della situazione in Nord africa, dove attualmente regna il caos totale. In Libia, infatti, è ormai guerra aperta tra le forze fedeli a Gheddafi e i ribelli. Gli scontri interessano in particolar modo alcune città chiave come Bengasi, roccaforte dei ribelli, dove il bilancio ufficioso parla di quasi trecento morti. Sono migliaia le persone che stanno fuggendo dalla Libia a seguito dell’intensificarsi dei disordini e delle violenze. La maggior parte di loro lascia il paese per raggiungere Egitto e Tunisia via terra, ma vi sono anche partenze verso gli altri paesi, via terra, mare e aria. Data l’attuale situazione, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto che si ponga fine alle violenze contro i civili e che a livello internazionale sia fornita assistenza umanitaria alle persone in Libia.

Inoltre, ha ribadito la necessità di garantire l’accesso a strutture di accoglienza a tutte le persone in fuga dalla Libia, a prescindere dal loro status, per garantire loro benessere finché non sarà possibile indirizzarli presso servizi adeguati tramite procedure idonee ad affrontare in maniera specifica la loro situazione. Chi, in questi giorni, vive le rivolte in Africa come un problema lontano, chi è concentrato soltanto sul rincaro del greggio o sulla necessità di difendere le frontiere da un’invasione barbarica, provi solo ad immaginare cosa si prova a svegliarsi nel cuore della notte col rumore delle cannonate. Provi ad immaginare cosa voglia dire tentare una fuga disperata con la propria famiglia mentre ti sparano addosso. Dinanzi all’ennesima tragedia che sta colpendo un paese già dilaniato da guerre civili, epidemie, fame e miseria, l’augurio è che si mettano da parte l’egoismo, la miopia e l’ottusità e si cerchino soluzioni in grado di restituire a questi popoli una vita dignitosa.

 

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