PRIMARIE PD SCICLI 2015

Per quanto parliamodisinistra sia soprattutto un contenitore culturale presso cui si discute e ci si forma per una nuova politica tendente per l’appunto a Sinistra, risulta difficile esimersi da una valutazione di base sulle prossime primarie indette dal Partito Democratico a Scicli. Le Primarie sono importanti per il Partito, ma soprattutto per la città, poiché offrono la concreta possibilità di scelta tra due visioni differenti (solo due sono i candidati, purtroppo), ossia tra due direzioni possibili per il futuro di Scicli. È probabile che l’interpretazione più sbagliata di queste “primarie” sia quella che intenda costringere la lettura a uno scontro tra Centristi e Sinistrorsi del PD. Di fatto, la Sinistra, per quanto ci riguarda, non sta tutta da una parte (e sottolineiamo che una parte consistente di Sinistra si trova senz’altro fuori dal Partito). Di quella interna al Partito, si può dire che non è unanime. I renziani poi, neanche a dirlo, sono ovunque, da per tutto! Sono quasi tutti renziani nel PD, esclusi noi di parliamodisinistra. Resistiamo e cerchiamo di modificare dall’interno, c’è ben poco da fare.

Chiarito questo, e scartata la lettura ideologica delle primarie sciclitane, che solo parzialmente supporta una parte o l’altra dei contendenti, occorre concentrare l’attenzione su quali “squadre” (si sarebbe preferito scrivere “fazioni”, ma lo si evita per non offendere i benpensanti) ci siano in campo: cosa rappresentano pragmaticamente i candidati, quali rapporti hanno con i gruppi di supporto e che tipo di progettualità avanzano. Non si potrà certo dire che gli ingegneri Pino Savarino e Armando Cannata siano sconosciuti alle cronache politiche. Entrambi sono chiaramente figure integerrime, di eticità indiscutibile. Dunque la scelta tra l’uno e l’altro deve essere operata, come già lasciato presagire, sulla spinta del desiderio di discontinuità o meno. Savarino è la continuazione, nel bene e nel male, di esperienze amministrative note (anch’esse nel bene e nel male), non ultima quella che lo ha visto protagonista dell’ultima giunta Susino. I suoi followers sono anch’essi già noti per l’appartenenza a quel progetto che già sin dagli anni ’90 in poi ha avuto la sua occasione amministrativa. Dunque, votare Savarino o meno, prevede una scelta pregiudiziale di appagamento su situazioni preesistenti di amministrazione pubblica (cosa che nessuno può negare): se è piaciuto, nel bene e nel male, sarà votato ancora. Per quanto riguarda Armando Cannata va fatto un discorso differente, essendo stata la sua figura di amministratore, in contingenti momenti passati (neanche lui è una novità), di mera subalternità ad altri. È risultato, inoltre, perdente alle passate elezioni, di poco che sia o meno, e quindi non può in alcun modo rappresentare una restaurazione di precedenti apparati amministrativi. Semmai, i suoi followers più fedeli, potranno ambire a presentarlo come una risorsa ancora da sperimentare. Non è stato scelto una volta, potrebbe esserlo ora, per via di ravvedimenti e comprensioni postume del progetto. Insomma, in qualche modo, possiamo dire che da certi punti di vista rappresenta ancora il “nuovo”.

Ci pare ovvio, in un contesto di questo tipo, che ben poco ci si potrà appigliare a ideologie e filosofie (ce ne rammarichiamo, e tanto), perlomeno dal nostro punto di vista politico. La tensione allora si rivolge al cambiamento, alla discontinuità, al candidato meno aderente all’apparato preesistente, alla progettualità condivisa e alla voglia di rinnovare un quadro di stantia assuefazione a mortiferi effluvi. Il moto è tutto, scriveva Rosselli.

 

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