PRIMARIE A PALERMO…

Domenica si è consumato in quel di Palermo l’ennesimo bellissimo “rito democratico” delle primarie del centrosinistra; quasi 30.000 cittadini affrontando code in alcuni casi anche di ore ha voluto partecipare alla scelta del candidato sindaco della città.

Manco a dirlo i risultati hanno dato la stura a una serie infinita e francamente stucchevole di polemiche: con più o meno velata messa in discussione nel PD di segretario regionale e/o nazionale, di linea politica per le alleanze nazionali, con disconoscimento del risultato del voto da parte di Orlando, con regolamento interno di conti nei partiti siciliani … etc.

Per non parlare delle univoche e facilissime ironie di giornalisti, vignettisti e comici nei confronti di Bersani …

Ma ha un senso tutto questo?

Le primarie sono la più importante novità nel panorama politico degli ultimi anni, e aver dato ai cittadini l’ultima parola nella scelta dei candidati è un ottimo antidoto all’autoreferenzialità dei partiti.

Che il PD e di conseguenza il centrosinistra si siano dati come regola di selezione dei candidati le primarie è un atto di grande coraggio politico e di disponibilità democratica che va rispettato al di la della facile ironia; è ovvio che le candidature scelte dentro le segreterie dei partiti non espongano i segretari a nessun rischio di disconferma, ma rendono “blindate” più di quanto non siano già ora le nomenclature interne ai partiti senza offrire spazi per il ricambio di classe dirigente!

Penso anche che abbia poco senso utilizzare i risultati delle primarie per la scelta a sindaco di una città per quanto grande sia per avvalorare e/o criticare scelte politiche o strategie di alleanze nazionali: se a Milano e Genova ha prevalso un candidato di SEL e a Palermo un candidato disponibile ad alleanze con il centro non può costituire argomento per fare o disfare strategie nazionali.

Nelle primarie per i sindaci si scelgono principalmente le “persone” che non solo per la linea politica che sposano, ma anche al di la di essa, per la loro credibilità, la capacità di aggregare intorno a se forze sociali e stimolare entusiasmi, sono ritenute idonee a garantire prima la vittoria del centrosinistra e poi il buongoverno della città.

In più le primarie hanno un senso solo se vige tra i contendenti uno spirito di lealtà e di reciproco riconoscimento pur nell’ambito di una competizione “dura” e per la verità così è sempre stato. Peraltro si badi bene che l’obbligo statutario delle primarie vige solo per il PD, nell’ambito della coalizione il candidato lo si può scegliere anche con altre forme, ma una volta che si si è deciso di interpellare il “popolo sovrano” sarebbe scandaloso non tenere conto dell’indicazione!

Fatte queste premesse generali una parolina va detta anche sul caso Palermo.

Intanto cominciamo da alcuni dati poco conosciuti: dei 30 seggi istituiti in soli 7 ha prevalso la Borsellino, in 9 ha prevalso il “rottamatore” Faraone e in 14 ha prevalso Ferrandelli, quindi il consenso per Ferrandelli è stato molto più diffuso sul territorio.

Si è sollevato il caso Zen con strascichi giudiziari adombrando scenari foschi: ebbene nel seggio Zen Ferrandelli ha avuto 153 voti, Faraone 150 e Borsellino 128; tra i due contendenti la differenza è stata di 25 voti di fatto assolutamente irrilevante! E appare stucchevole la pretesa di riconoscere i voti “buoni” da quelli “inquinati” anche perché guardacaso i voti “buoni” sono sempre miei i voti “inquinati” sono sempre altrui!

Peraltro risulta francamente poco credibile che d’un tratto Peppe Lumia, Sonia Alfano, Rosario Crocetta e i tanti altri sostenitori di Ferrandelli abbiano di colpo perso le caratteristiche di persone “trasparenti”!

Non ho premesso, ma riparo adesso, di non conoscere Ferrandelli, di non conoscerne l’attività politica e di essere rimasto assolutamente sorpreso dal risultato delle primarie di Palermo che ritenevo (erroneamente) già assegnate alla Borsellino, ma proprio per questo mi sono messo in “ascolto” degli echi quando ho conosciuto i risultati per me a sorpresa.

E, sia chiaro, la sorpresa non riguarda solo Ferrandelli che comunque aveva dietro sponsor politici di peso come Cracolici, Cardinale, un pezzo di IDV oltre a Lumia, Crocetta e Sonia Alfano, ma è stato sorprendente pure il successo di Faraone che da solo ha ottenuto oltre il 27% dei consensi!

Credo infatti che la differenza tra i due l’abbiano fatta proprio gli sponsor e soprattutto i notabili PD che hanno colto l’occasione delle primarie per dimostrare il proprio dissenso rispetto alle scelte delle segreterie (regionale e nazionale) scegliendo però di non far confluire i voti su un “rottamatore” interno al PD stesso.

Insomma, anche sposando il ragionamento di Orlando (che in omaggio al vecchio motto che “il sospetto è l’anticamera della verità” accredita la tesi che ben 10.000 elettori di MPA e centrodestra avrebbero votato alle primarie) la Borsellino, la candidata più forte, sostenuta da tutti e tre i partiti del centrosinistra, e che ha rappresentato una bandiera della legalità non avrebbe avuto la maggioranza assoluta dei consensi!

Credo che valga la pena di riflettere su questo piuttosto che lanciare accuse per evitare di affrontare il nocciolo del problema.

Peraltro anche andando a vedere in quali quartieri sono ubicati i seggi si vede con chiarezza che mentre la Borsellino ha prevalso nei quartieri residenziali “borghesi”, gli altri due contendenti hanno prevalso nei quartieri popolari.

E a mio avviso non è un caso perché, a parte quanto detto prima, molte caratteristiche dei due sono comuni: la giovane età, l’impegno in consiglio comunale, una certa “indisciplina” rispetto ai partiti di appartenenza, l’impegno intenso e concreto nel territorio cittadino.

Credo che queste caratteristiche siano state premiate rispetto a quelle messe in campo dalla Borsellino che sconta un’immagine ormai lontana nel tempo (più di una sfortunata impresa elettorale) e nello spazio (europarlamentare a Bruxelles), e in più con qualche incongruenza (accetta le candidature dal PD, ma non si iscrive al PD rischiando contemporaneamente di farsi qualificare come “personale politico” ma di non suscitare l’orgoglio di appartenenza negli iscritti).

Non sarà che al di la delle ipotesi più o meno fondate di “inquinamento” i Palermitani avevano voglia di un candidato fattivo, che affronta i problemi concreti di tutti i giorni e che sentono al loro fianco nella quotidiana lotta per tirare avanti, dando così a tutti una lezione di “nuovo realismo politico-amministrativo” invece di cercare “bandiere” più o meno astratte?

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