PREFERENZE SI PREFERENZE NO: QUESTO E’ IL DILEMMA

Le riforme sono necessarie, indispendsabili e per prima quella della legge elettorale. Il “porcellum” va cambiato perchè a detta di tutti (anche di quelli che a suo tempo l’hanno votato) è una “porcata”. Bene. Ma come va cambiato? Il progetto Renzi approvato anche da Berlusconi e passibile di affinamenti e modifiche dal Parlamento è uno dei migliori possibili tranne che per una particolarità: i parlamentari sono “nominati” dai boss dei partitoi e quindi da essi “dipendono”. Perchè si son tolte dal progetto le preferenze? Semplice: se i parlamentari vengono eletti con le preferenza i boss non comandano più o al massimo posso interferire nella compilazione della lista ma senza elenco in ordine di posizionamento e quindi di elezione, il potere diventa iniziale e quasi insignificante.

La bufala che senza preferenza si azzera il potere dei potentati locali, ovvero la possibilità di spese folli dei candidati di pubblicità per farsi preferire, ovvero ancora l’infiltrazione di gente di malavita per appoggiare un candidato, ò appunto una bufala.

E’ vero che ad esempio il Pd prima di compilare la lista vuole fare le primarie fra i candidati in modo da mettere in ordine  di voti acquisiti da ogni candidato che quivale alla preferenza; è vero che il Movimento 5 Stelle prima di compilare le liste fa ricorso alla designazione via internet (escludendo quindi dalla partecipazione tutti quelli che non hanno computer), ma è vero anche che senza preferenza il cav. Berlusconi ridiventa il padrone assoluto dei suoi deputati perchè li piazzerà a suo piacimento secondo un ordine che potrebbe sapere di schiavismo e super dipendenza politica e personale.

Non resta quindi che “invocare” a pieno diritto la preferenza perchè se si sceglie di istituire collegi elettorali piccoli con 4 o cinque eletti per ognuno di essi, il condizionamento esterno diventa piccolo o inesistente, ma non togliete il diritto agli elettori di scegliersi il loro rappresentante favorendo la partecipazione al voto che in questi periodi è così basso che gli astensionisti sono il promo partito del Paese.

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