Pozzallo al centro di un contenzioso europeo: il futuro delle scommesse italiane si decide a Lussemburgo

La normativa italiana sulle scommesse torna nuovamente sotto la lente della Corte di Giustizia Europea. Questa volta a finire nel mirino è il cosiddetto sistema a “doppio binario”, che obbliga i bookmaker ad avere sia la concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) sia la licenza di pubblica sicurezza della questura per poter operare sul territorio nazionale.

A sollevare il caso è stato il Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione Siciliana (CGA), che ha rimesso ai giudici di Lussemburgo la questione di compatibilità tra il diritto europeo e la disciplina italiana sul gioco pubblico.

Il caso Pozzallo: licenza negata a un esercente

Il contenzioso nasce a Pozzallo dove un esercente – assistito dagli avvocati Agnello e Ferraro – aveva chiesto una licenza per la raccolta di scommesse legata a un operatore estero privo di concessione in Italia. La Questura ha negato l’autorizzazione, ribadendo la necessità della concessione ADM.

Il Tar di Catania aveva accolto il ricorso dell’esercente, richiamando diverse sentenze della Corte di Giustizia UE che avevano evidenziato discriminazioni nelle gare italiane per l’assegnazione delle concessioni. Ma il Ministero dell’Interno e la Questura di Ragusa hanno impugnato la decisione, sostenendo che i giudici europei non abbiano mai dichiarato illegittimo il sistema italiano né riconosciuto un diritto a operare senza concessione.

Il rinvio alla Corte di Giustizia Europea

Il CGA, che in Sicilia esercita le funzioni del Consiglio di Stato, ha sottolineato come le pronunce della Corte UE abbiano escluso la punibilità per i bookmaker esteri discriminati nelle gare, senza però estendere tale esenzione a tutti gli operatori privi di concessione.

Poiché le restrizioni alla libertà economica possono essere legittime se giustificate da esigenze di tutela del consumatore e di contrasto alle infiltrazioni criminali, il Collegio ha deciso di chiedere un chiarimento alla Corte di Giustizia Europea.

L’obiettivo è stabilire se il sistema italiano di concessioni ADM + licenze di pubblica sicurezza sia compatibile con la libertà d’iniziativa economica sancita dal diritto europeo o se rappresenti una restrizione sproporzionata.

In attesa del pronunciamento di Lussemburgo, il procedimento resta sospeso e sono confermate le misure cautelari già disposte.

Fonte: Agipro

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it