PIU’ CI CONOSCIAMO, PIU’ SAREMO PROPENSI A RICONOSCERCI COME ESSERE UMANI NELLE NOSTRE MISERIE E GRANDEZZE.

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Tutti i bambini vanno rispettati nelle loro diversità

anche in quelle che attengono alle tradizioni religiose

delle comunità in cui sono nati e sono stati allevati.

Fulvio Scaparro

 

L’art. 14 della Convenzione sui diritti dell’infanzia sostiene che gli Stati devono rispettare il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.

Non è possibile sostenere le proprie opinioni richiamandosi al volere di Dio o anche di una secolare ideologia divinizzata.  È già abbastanza fastidioso l’abuso dell’ipse dixit, il richiamo al pensiero e alle azioni di qualche autorità terrena, per dare forza alle nostre fragili ragioni, figuriamoci quando chiudiamo la bocca ai nostri interlocutori autonominandoci interpreti e porta­voce di un onnipotente, sia esso in questa terra o nell’alto dei cieli. Come si usa dire, in questi casi non c’è gara: chi sono io per contestare il volere della divinità, per discutere l’indiscutibile? Non mi resta che la sottomissione oppure, a mio rischio e pericolo, la ribellione.  

Gli eserciti si confrontano certi che Iddio o qualche ideologia divinizzata siano dalla loro parte e è stupefacente come ciascuna delle parti trovi studiosi, religiosi e sacri testi pronti a sostenere le buone ragioni per sopraffare e sterminare chi non ha fede o ne ha una diversa.

Di fronte alla recrudescenza di guerre di potere mascherate come confronto tra Bene e Male, come scontri di civiltà o tra seguaci del vero Dio e empi e idola­tri, la prima cosa che mi viene in mente è: difendiamo i bambini.

Invito a leggere un libro dal titolo Le religioni del mondo spiegate ai bam­bini dai bambini di Monika e Udo Tworuschka.  Il libro fornisce in poche e chiare pagine bene illu­strate le informazioni di base su Ebraismo, Cristianesimo, Islamismo, Induismo e Buddismo. In tempi di sempre più stretta convivenza tra culture e credenze diverse da quelle predominanti nel nostro Paese, ben vengano strumenti di co­noscenza come questo libretto che, facilitando la conoscenza dell’altro, riducono i rischi di incomprensioni, diffidenze e pregiudizi. Più ci conosciamo, più saremo propensi a riconoscerci come esseri umani simili nelle nostre miserie e nelle no­stre grandezze. Tuttavia, anche un’operazione pacifica come questa pubblicazione sarebbe stata più completa se avesse dedicato almeno una paginetta alla pos­sibilità che i bimbi vengano allevati anche al di fuori di ogni credo, confessione o appartenenza religiosa ma nel rispetto della fede altrui e nella convinzione che una vita ben spesa deve interrogarsi sul suo stesso mistero.

Tutti i bambini vanno rispettati nelle loro diversità, anche in quelle che atten­gono alle tradizioni religiose delle comunità in cui sono nati e sono stati allevati.

Rispetto per tutti i credenti, dunque, ma anche per chi non crede. Io ritengo che si tratti di un principio di grande civiltà che va applicato anche se in questo o quel paese d’origine dei bambini non c’è altrettanta tolleranza nei confronti di chi non appartiene alla confessione religiosa dominante.

 

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