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Piantare l’ombrellone e restare vivi
07 Ago 2025 06:06
La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola
È l’incubo di ogni maschio alfa. In Sicilia soprattutto. I miei colleghi della Stanford University dovrebbero studiare il fenomeno. Esiste una sindrome da stress post-traumatico legata a un ineludibile rituale antropologico: piantare l’ombrellone. Sì. Piantare l’ombrellone. Davanti a tutti. Nella spiaggia assembrosa. Nel cuore dell’ondata di caldo anomalo. Il più anomalo dal 33 avanti Cristo. A mezzogiorno. In diretta streaming. Very streaming. È l’incubo di ogni maschio alfa. In Sicilia soprattutto.
In quei minuti interminabili di frenetico ancheggiare attorno a un palo, ti giochi quel poco di credibilità professionale che hai faticosamente costruito in trent’anni di duro lavoro. Certe lambade sono micidiali. E poi non ne indovino una. Manco per sbaglio. Una sputtanatio inenarrabilis. Una volta non scavo abbastanza, un’altra scopro un giacimento di titanio impenetrabile, un’altra trivello fino al sanguinare della papola estiva, il “porro dell’ombrellista”, un’altra il coso mi riesce storto e in diagonale, stile ipotenusa, che fa tanto ombrellone di Pisa. Come denunciato dal geometra amabile alla sinistra, che sghignazza esibendo la sua colonna perfetta in erezione (come direbbe Sigmund Freud).
E quando tutto, a Dio piacendo, sembra compiuto e sei sudato come uno sgombro, ammiri la tua creatura, fiera ed eretta, ti accorgi che l’ombra cade proprio sulle signore impomatate e spiaggiate accanto, che non vogliono saperne di spostarsi né di rinunciare all’abbronzatura. E ricominci da zero. Lo ritrapani tre metri sotto il cielo piu in là, ma un ciuffo di vento se lo porta via e rivela la pochezza dello scavo nella falda sbagliata. Come segnalato dal geologo alla destra, che ridacchia perfido come un mastello dell’indifferenziato in attesa della raccolta del mese prossimo.
Eppure, nelle esercitazioni domestiche primaverili, pianto ombrelloni che è una meraviglia. In scioltezza. Sono le esibizioni in pubblico che mi fottono. Asma da prestazione.
L’anno prossimo mi farò l’ombrellone elettrico. Funziona come il monopattino e la bici elettrica in città. È lo stesso concetto. Il palo malefico fa tutto da solo. Come una macchina del caffè. Tu pigi un bottone e lui si trapana ovunque. Anche a dieci metri di profondità. Gira avvitandosi a velocità forsennate.
Intanto, scopro con piacere che il mio simpatico vicino di ombrellone mi ha ripreso durante i lavori, e il video su Facebook delle mie imprese è diventato virale. Sono il piantatore più influencer del web. Ma non è meraviglioso tutto ciò?! Ma non viene anche a voi di esclamare in corsivo “Miii!”? Sì, è la nuova eroica resilienza di chi sfida le sabbie del destino tra le onde di un vento fantozziano. Piantare l’ombrellone e restare sani di mente. Quasi.
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