PERDITA EDUCATIVA

Una delle tante piaghe di questa “infelice” società è la scuola: il suo ruolo, la sua struttura…

Da vari interviste poste a docenti e professionisti del settore, scaturisce una visione alquanto drammatica, specchio di una società in fase di decrescita culturale sia quantitativa che qualitativa.

Poste alcune domande,  le risposte lasciano perplessi e mettono in evidenza la scollatura della scuola con tutti quei valori educativi che dovrebbe formare, sin dalla prima infanzia (sottolineare che la scuola elementare,  base cardine degli apprendimenti dei primi anni di vita è completamente disorganizzata)  alle superiori, un BUON CITTADINO!

Come si vede la scuola italiana oggi?

In crisi, e non potrebbe essere diversamente poiché è  la stessa società ad essere sollecitata da una miriade di forze centrifughe

Chi pretende che la scuola possa fungere da coagulante professa utopia!

Perché?

La scuola in tutte le sue componenti e discenti, è figlia della società; essa non può essere un corpo estraneo. Non lo è mai stata.

Per esempio, nei primi anni cui l’istruzione incominciava ad essere obbligatoria, le classi scolastiche erano un vero e proprio pollaio, si contavano fino a 70 alunni , ma essa non era considerata fondamentale in quanto bastava essere un buon soldato, perché questo la società richiedeva. Per quanto riguarda le donne, ancora peggio, essa era riservata soltanto ad un piccola élite.

Oppure, negli anni del totale analfetismo, proprio la scuola non era considerata un agente culturale importante nel paese, infatti lo stipendio, misero, era erogato dagli Enti comunali.

Con lo sviluppo industriale del nostro paese la domanda culturale della società aumentò la dignità all’istituzione scolastica.

Negli anni del fascismo essa aveva un ruolo importante nella società perché importanti erano considerati l’indottrinamento di Stato e la creazione di un sistema gerarchico funzionale  al regime, in questo la scuola doveva dare una mano allo Stato.

Nella società attuale, gli agenti culturali sono anche altri: la televisione, ricordando che proprio questa ha unificato gli italiani e la lingua, internet, la musica, la facilità di comunicazione interpersonali, il cinema , il teatro etc.

In considerazione di quanto sopra, oggi la scuola perde il suo ruolo centrale di agente culturale.

Come dovrebbe porsi la scuola in vista di questi nuovi “agenti” culturali?

Tutti dovrebbero fare un passo in avanti.

I professori dovrebbero sperimentare nuovi metodi di insegnamento mettendo più “ENTUSIASMO”, affinché  gli allievi riscoprano la voglia dello studio con nuove forme strategiche che lo rendono “passionale” e  che, ovviamente, non rimane solo dottrina o nozione fine a sé stessa.

Ma,  oggi la scuola, allo stato attuale,  è carente, terribilmente carente.

Gli insegnanti si trovano nelle condizioni di dover “combattere una guerra persa in partenza”, ossia si trovano deficitati su due fronti:  mancanza di strutture e sovrastrutture.

Per struttura, non intesa come edificio, bensì  nel senso di tutte le componenti economiche ad esse connesse: spese del personale, spese per materiali e laboratori, spese per l’edilizia e per i conforts.

Per sovrastrutture si indica tutta la sfera “non pratica” ossia il clima culturale, il cambiamento etico, i nuovi valori (stabilire migliori o peggiori ma probabilmente diversi) ad esempio  la famiglia tradizionale e non, il relativismo religioso, l’individualismo, la crisi politica e via dicendo.

La mancanza di  strutture provoca aule sovraffollate, mancanza di laboratori e spazi che permettono la permanenza a scuola oltre l’orario curriculare (mense, palestre) e soprattutto spazi di accoglienza.

Ed, ammesso che queste strutture vengano realizzate, mancherebbe, comunque, il personale specializzato.

Infatti, nell’ottica della riduzione delle spese pubbliche sono state diminuite , innanzitutto, il tempo scuola, il numero degli insegnanti  e gli organi del personale di assistenza.

Di conseguenza i ragazzi trascorrono più tempo fuori che dentro la scuola, perdendo questa la funzione educativa, sia in quantità che in qualità.

In particolare gli studenti siciliani non riscontrano nella scuola i modelli educativi che si adattano alla società con i suoi bisogni  e i suoi continui cambiamenti mancando, fra l’altro, l’anello di congiunzione fra scuola-famiglia-società:

In teoria gli studenti  ricevono una preparazione esclusivamente didattica (nozioni , contenuti fini a se stessi) non certo una preparazione formativa completa.

Tutto ciò, è bene sottolinearlo, non per colpa degli insegnanti ma, appunto, per la mancanza degli strumenti idonei e del giusto tempo (una vera e propria lotta contro il tempo  e spreco di energie ).

Di conseguenza l’alunno si trova demotivato e svogliato in quanto non riesce a trovare la “continuità” delle nozioni acquisite nella scuola nella società in cui vive: si ritrova uno discreto bagaglio culturale che non ha alcun riscontro concreto nella vita quotidiana.

Ci troviamo, quindi alunni che potenzialmente hanno mediamente delle conoscenze più che buone , ma che si  trovano in difficoltà quanto le nozioni apprese devono essere trasferite allo stato pratico.

In sintesi oggi la SCUOLA  sta perdendo il suo valore principale: FORMARE SOPRATTUTTO  UN BUON CITTADINO, SIA A LIVELLO DI LEGALITA’ CHE DI CONVIVENZA CIVILE.

Grazie ai nostri ministri con il loro “esemplare” modus vivendi e la riduzione dei costi della cultura!

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