PER UNA POLITICA CULTURALE

 

Ci sembra interessante, a tal proposito l’idea che in un’intervista hanno lanciato Giovanni Arezzo e altri di dedicare la loro arte raggiungendo  direttamente il pubblico con letture per strada, con musica dal vivo per raggiungere anche i pigri, aggiungiamo noi.

In grande fermento la cultura nell’ibleo, se diamo uno sguardo a ciò che viene proposto dalla danza in Serbia, da Lorenzo Licitra e Peppe Arezzo, due punte di diamante, nella musica e canto, a Filadelfia, dalla Compagnia Godot e la sua programmazione, dalla nascita di nuove Associazioni, quale quella di “Servi Padroni” con la diffusione della Commedia dell’Arte, che noi come Fondazione Teatro Carlo Terron da un decennio portiamo in giro con nomi anche di rilevanza internazionale,  Ferruccio Soleri. Chi non ricorda l’ “Arlecchino, servitore di due padroni”?  Franco Giorgio e le sue proposte teatrali,  Gianni Battaglia e il suo lavoro con i giovani delle scuole , teatro antico rappresentano anche loro due esempi coraggiosi di chi fa teatro pcon grande dedizione e proposte interessanti. E poi, le proposte musicali dell’Agimus, di Mirko Marsiglia e il lavoro intenso nella canzone impegnata, che abbiamo ascoltato a Modica, durante Le primarie della cultura. Quanti i giovani plaudenti e entusiasti. Tanti gli esempi di chi fa cultura,in mezzo alle mille difficoltà.

Questo per dire che Ragusa non è poi così silente, come sembra!!!

Il problema e  questo ne dobbiamo prendere atto è che non sono le proposte che mancano, ma la pigrizia del ragusano, più che del modicano o di altro pubblico, in quanto è difficile stanare il ragusano dalle proprie abitudini, così abituato a non farsi coinvolgere attivamente. Quando Mariannina Coffa , nell’Ottocento, accusava i ragusani di mancanza di apertura non aveva poi tanto torto!!!

Ci sembra interessante, a tal proposito, l’idea che in un’intervista a Teleiblea hanno lanciato Giovanni Arezzo e altri di dedicare la loro arte raggiungendo  direttamente il pubblico con letture per strada, con musica dal vivo per raggiungere anche i pigri. Probabilmente, si riuscirebbe a raggiungere il pubblico che parteciperebbe maggiormente.

Esperimenti del genere, personalmente, li ho visti al Festival di Edimburgo, dove le Compagnie davano assaggi delle loro pièce dicendo dove si svolgevano, e i teatri e spazi erano pieni.

Il pubblico dovrebbe partecipare, anche se ciò che viene proposto in quanto creato a Ragusa viene considerato paesano. Qui sta il problema, l’esterofilia e la poca considerazione dei talenti locali, la mancanza di apertura e l’eccessiva valutazione di ciò che viene proposto altrove!!

Dire e porre la problematica non basta a risolvere il problema pubblico, ma ad incentivare l’autocritica dell’individuo.

 

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