“PATRONU VIVA”

Si rinnova la grande attesa, pervasa da fede e devozione, per il momento culminante dei solenni Festeggiamenti in onore di San Giovanni Battista, Santo Patrono della Città di Ragusa.

La solenne processione sarà seguita, come ogni anno, da migliaia di fedeli che rinnoveranno il voto di dedizione al Battista, caratterizzando, con l’interminabile doppia fila di ceri votivi, la Festa che, come poche altre, riesce a mantenere inalterati i caratteri di religiosità e fede, scevri da manifestazioni spinte di folklore pseudo religioso.

La processione, come al solito, sarà aperta dall’Urna reliquaria di San Giovanni Battista, comunemente detta ‘Arca Santa’, tra le opere di argenteria del ‘700 più pregevoli di tutta l’area iblea.

Databile al 1731, opera dell’argentiere messinese Pietro Paparcuri, presenta una struttura con una base lavorata a sbalzo con motivi fogliacei e una parte centrale tripartita, nei lati lunghi, in comparti separati da doppie colonnine con capitelli corinzi, rudentate e con motivi vitinei. Superiormente una cornice ripete lo schema della base. Il coperchio è a lamine concave, decorato con motivi fogliacei con teste di cherubini sui lati e quattro testine agli angoli. Superiormente una raffigurazione del Battesimo di Gesù, sovrastata da una corona e con altre decorazioni artisticamente lavorate. Lateralmente i partiti centrali accolgono i motivi della Natività e del Martirio del Battista, mentre ai lati cornici dorate racchiudono teche reliquarie poste su velluto rosso porpora. Sui lati corti sono poste la testa del Battista e un busto della Maddalena: la testa del Santo, di rara espressività, con la bocca aperta ove è contenuta una reliquia, è opera del 1641 degli argentieri siciliani Aversa, palermitani operanti in Catania. Altrettanto pregevole la Maddalena con un teschio in mano e vesti artisticamente foggiate, opera attribuibile ad Antonio Dominici.

Dopo che si sarà dispiegato il lungo doppio corteo di fedeli, con i ceri votivi, che si allungherà per le vie del centro cittadino, si offrirà in tutto il suo fulgore la Statua di San Giovanni, che si offrirà alla vista dei fedeli, nel giorno della celebrazione del Martirio del Santo, abbellita dal recente restauro che ha cancellato gli inevitabili segni del tempo.

Si è trattato di un importante intervento di salvaguardia del Simulacro del Santo Patrono, voluto fortemente dal Parroco della Cattedrale Mons. Tidona e realizzato grazie all’intervento dell’Amministrazione Comunale con i fondi della Legge sui Centri Storici, la 61/81, parto della lungimirante attività politica dell’impareggiabile on.le Giorgio Chessari.

Per la prima volta, forse, si è proceduto ad un restauro condotto con rigore scientifico e competente professionalità, dallo specialista Sebastiano Patanè, restaratore della Scuola dell’Istituto di Arte e Restauro di Firenze, ospitata a Palazzo Spinelli, specializzatosi a Milano come collaboratore della illustre professoressa Pinin Brambilla Barcillon, esperta di restauro, già Direttore dei Lavori del restauro del Cenacolo di Leonardo da Vinci,  dipinto parietale a tempera grassa su intonaco, databile al 1494-1498, conservato nell’ex-refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Si tratta della più famosa rappresentazione dell’Ultima Cena, capolavoro di Leonardo e del Rinascimento italiano in generale, che ci permettiamo di citare perché interessata di uno dei più lunghi e capillari restauri della storia, durato dal 1978 al 1999 con le tecniche più all’avanguardia del settore, attraverso procedimenti che hanno dovuto eliminare residui degli interventi, non sempre appropriati, succedutisi negli anni. Problemi simili a quelli che sono stati incontrati per il restauro della Statua di San Giovanni Battista, opera realizzata in legno di cipresso, che strutturalmente integra, anche se indebolita dalle diverse sollecitazioni subite nel corso degli anni, presentava varie manomissioni frutto di interventi non sempre adeguati.

Gran parte dell’opera di restauro ha riguardato l’eliminazione di perni, colle, stuccature e materiali non idonei che inficiavano la sostanziale originalità dell’opera d’arte, frutto della creatività artistica dello scultore ragusano Carmelo Licitra, inteso ‘u giuppinu’, realizzata negli anni dal 1858 al 1861.

Il Simulacro viene restituito alla visione dei fedeli, splendente nei suoi colori originali, illuminato dallo sfarzo dorato del fercolo che ha ricevuto, parimenti, adeguati interventi di tutela e ripristino delle vernici originali.

Riteniamo di onorare degnamente la solennità espressiva del Simulacro, il valore dell’opera artistica di Carmelo Licitra confermato dal valente restauro di Sebastiano Patanè , ricorrendo ad un passo del testo Integrale del lavoro di ricerca storica realizzato dal dott. Fabrizio Occhipinti, nel 2011, per l’anniversario della realizzazione del simulacro processionale:

“Quando nel 1861 egli consegnò il simulacro di San Giovanni alla sua Ragusa e all’eternità, tanta dovette essere l’ammirazione della gente nel vedere il loro Santo Patrono in una veste iconografica del tutto nuova. Vestiva pelli di cammello, era ricoperto da una veste rossa simbolo della regalità che gli veniva da Dio, reggeva sulla mano sinistra il libro dell’Antico Testamento portando, nel contempo, un bastone a canne incrociate tipico di un eremita e ai suoi piedi uno dei suoi attributi principali, l’Agnello, simbolo del Cristo. Fin qui tutto normale. Ma era un San Giovanni diverso, imponente, dal gesto eclatante e perentorio. Nel guardare questa statua come facciamo ancora oggi noi, i nostri avi riconobbero in essa un uomo vivo, al punto da sentirne quasi la morbidezza delle carni aduste, emaciate, così rimarcate da una rigida muscolatura, al punto quasi da sentirla palpitare, da sentirne il sangue che scorre al suo interno. In effetti questo spasmo muscolare fu volutamente raggiunto dal maestro per emulare lo stato emozionale di Giovanni il Battista, nel momento in cui egli inveì contro Erode per la scellerata condotta di vita alla quale era dedito. Questa stessa tensione è rimarcata da un viso severo, scorbutico, solcato da una rugosità che testimonia il suo essere stato digiunatore per vocazione. …  Il simulacro di San Giovanni rappresenta un composto di mistica bellezza, uno straordinario miracolo di verità, una mirabile sintesi di forma e vita. E’ come se sull’uomo che gli fece da modello, Carmelo Licitra oltre a farne un calco, ne avesse cavato anche l’anima. E’ un’opera potente, piena di vita, dalla quale è impossibile staccare lo sguardo, perché risponde esattamente alle esigenze per la quale è stata creata, rimarcata dal braccio destro alzato, quasi un gesto meccanico che invita chiunque la guardi con gli occhi della fede, a seguire l’Agnello e a vivere in modo conforme alla Sua Parola”.

Cesare Pluchino

 

 

 

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