Parlava siciliano la 46ma edizione Arte Fiera di Bologna

di Giovanna Patti – Ha chiuso i battenti la 46ma edizione di Arte Fiera.

La fiera d’arte più longeva d’Italia ha ospitato fino al 5 febbraio nei suoi storici padiglioni bolognesi 160 espositori, di cui 141 gallerie, provenienti da tutta l’Italia e dall’estero, dislocati in 4 sezioni che spaziano dalla fotografia alla pittura fino alla nuova sezione Multipli dove si raccolgono opere prodotte in serie.

All’interno della Main section t due note gallerie della provincia di Ragusa, Quam di Scicli e Lo Magno di Modica, mentre nella sezione Pittura XXI, che offre una panoramica della pittura italiana e internazionale dell’ultimo ventennio, la Rizzuto Gallery di Palermo.

La galleria Quam di Antonio Sarnari ha offerto al pubblico un percorso monografico tra le opere di Stefania Orrù, marchigiana di nascita ma siciliana d’adozione, legate ai luoghi degli eventi catastrofici delle colate dell’Etna in cui le case sono state lentamente avvolte dalla lava. Il segno caratteristico dell’autrice è l’uso di polveri di marmo per ricreare una sorta di bassorilievo strutturato, poi affrescato con pigmenti naturali. Qui la dimensione del tempo femminile è quella centenaria della ‘Montagna’, i colori si fanno tenui in contrasto con il supporto materico, e il risultato appare incisivo come le sciare di lava che solcano le campagne etnee.

Ha puntato invece al collettivo la scelta della galleria Lo Magno, presentando quattro artisti siciliani che scrivono su carta e su tela le loro emersioni come reazione all’attuale struttura dell’ambiente socioculturale. Uniti insieme dall’orientamento “By Surfacing”, Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Rossana Taormina e William Marc Zanghi sono instancabili sperimentatori, accomunati dalla stessa area geografica, la Sicilia, e manifestano chiaramente i segni della loro emancipazione artistica. Ognuno di loro ha presentato un nuovo approdo, un nuovo coinvolgimento ideale ed artistico. I cicli di lavori si declinavano in grandi tele, sculture, reperti e trasformazioni ricreando il proprio spazio nel mondo dell’arte contemporanea in affinità ad un’esigenza interiore, una materia plastica che affiorava e ci guidava tra i dati culturali di una terra fertile, di grandi letterati e piccoli imprenditori, di gente onesta e sensazionalismo obliterante.

Infine la Rizzuto Gallery ha affidato la sua voce a Luca Pancrazzi, artista toscano tra i più noti del panorama nazionale, che fa della sua arte una ricerca basata sull’analisi del medium artistico, sulle possibilità creative dell’errore e dell’uso composito di tecniche e materiali.

Opere e processi creativi quelli di Pancrazzi che sembrano riflettere la rappresentazione di una realtà che si modifica continuamente nel tempo. Le sue tele disegnano con pennellate bianche i vuoti lasciati dai rami degli alberi come una fotografia in negativo, in un palcoscenico dove noi stessi, osservatori non passivi, siamo i soggetti di un processo ciclico di trasformazione e variazione.

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