PAOLO ORSI: 30 ANNI CON LA STESSA GIACCA

Per favore, osservate con molta attenzione le due fotografie che propongo (sono tratte da una pubblicazione del Museo Archeologico di Rovereto, che ho avuto in regalo da miei amici bolognesi ma residenti, per lavoro, nella città trentina).

Le due foto hanno in comune solo un personaggio, ritratto in entrambe. Il personaggio è Paolo Orsi. Il più grande archeologo italiano, uno dei maggiori della storia mondiale della scienza dell’antichità. Un punto fermo per lo studio scientifico, italiano e non, che fu responsabile della Soprintendenza alle Antichità di Siracusa tra la fine dell’800 e il 1935, anno della sua morte, a 76 anni (era nato a Rovereto il 17 ottobre 1859, quando la città era ancora austriaca).

Nella prima foto Paolo Orsi è un giovanissimo archeologo (la foto è del 1900), ritratto con un gruppo di suoi assistenti in una isola greca. La seconda foto ritrae invece un anziano studioso (la foto è del 1930) accanto ad una lapide con una scritta in caratteri greci ritrovata durante gli scavi sull’isola di Lipari.

Quindi, tra le due foto ci sono trenta anni di distanza, e un punto fermo: la giacca di Paolo Orsi. Potremmo certamente sbagliarci, ma a prima vista il grandissimo archeologo indossa la stessa giacca in Grecia nel 1900 e a Lipari nel 1930. che si trattasse di un uomo dal carattere particolare (chi lo ha conosciuto sostiene – unanimemente – che Orsi forse come il suo stesso cognome indicava, molto riservato, per usare un leggero eufemismo), e soprattutto molto attento alla contabilità sua personale e a maggiore ragione di quella dell’Amministrazione da lui diretta (fino agli anni ’50 la Soprintendenza di Siracusa era l’unica in Sicilia, con competenze vastissime e grandi responsabilità). Potremmo definire Paolo Orsi molto accorto con le spese, tanto da utilizzare la stessa giacca per trenta anni (se non di più). Certo, il grande archeologo ebbe la fortuna di mantenere un fisico alto e asciutto per tutta la vita, e altrettanto certamente quella giacca doveva essere di tale fattura e di materiali tanto buoni da non modificarsi eccessivamente in trenta anni. Ma c’è una altra ipotesi, che sorge nella mente del malpensante: la giacca era la stessa, ma Paolo Orsi la indossò nel 1900 per poi dimenticarla nella naftalina di un armadio siracusano dal quale la tirò fuori solo nel 1930. Ed altra ancora, ipotesi da non scartare: le giacche, per quanto identiche, erano due (comprate magari insieme, o a distanza di tempo, e a questo punto cambia poco).

Ma siccome noi tendiamo – direi ovviamente – per la prima ipotesi, quella cioè di una accorta gestione della proprietà, sia pubblica sia privata, da parte del grande roveretano, allo stato attuale delle cose ci pregiamo offrire questa semplicissima riflessione, in anni in cui, nonostante la crisi economica abbia ormai salassato le casse (anche in questo caso, sia private che pubbliche) esistono, e li conosciamo, funzionari pubblici che per dirigere enti e amministrazioni pretendono benefit che sovente comprendono anche la macchina di servizio (inutile riferire che Orsi si spostava continuamente in tutta la Sicilia su treni, ma sempre in seconda classe, con passaggi del momento e nelle zone impervie a dorso di mulo. Ma è vero che non avevano ancora inventato la Land Rover).

 

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