Palazzo Cocuzza a Monterosso: un gioiello nel cuore degli Iblei e una collezione archeologica da valorizzare. FOTO

Per gli amanti dell’archeologica è una piccola miniera d’oro. Per il viaggiatore di passaggio, un’occasione per scoprire qualcosa di più su uno dei borghi d’Italia. Palazzo Cocuzza, a Monterosso Almo, voluto dalla potente famiglia Cocuzza, è una meta obbligata per chi arriva a Monterosso, anche se ancora in fase di valorizzazione. Già sede di alcuni uffici comunali, al suo interno ospita anche il museo cittadino che ospita un’interessantissima esposizione di reperti archeologici appartenenti all’insediamento siculo della necropoli di Monte Casasia e risalenti al VII-VI secolo a. C. Inoltre, ospita anche una collezione ornitologica di proprietà del Comune di Monterosso.

Certamente, di primaria importanza è l’esposizione dei reperti archeologici, che noi abbiamo avuto la possibilità di visitare grazie alla guida della giornalista Alessia Giaquinta. La cosa interessante di questi resti è che la maggior parte di essi arriva dall’antico abitato indigeno di Monte Casasia: si tratta di ceramiche bianche, con motivi unici le quali, evidentemente, non hanno subito contaminazione greca. Contatti fra questa civiltà autoctona e quella ellenica, invece, sono sicuramente avvenuti in epoca posteriore e il museo raccoglie, in effetti, alcuni reperti di chiara ascendenza greca.

Palazzo Cocuzza è stato voluto dalla potente famiglia Cocuzza che intese lasciare un segno tangibile della sua influenza in città. La dimora ottocentesca sorge su Piazza San Giovanni, nuovo fulcro dell’élite emergente. I Cocuzza comprano quasi un intero quartiere e ne fanno radere al suolo le umili abitazioni per fare spazio all’imponente edificio (più di quaranta ambienti su tre piani e un porticato) realizzato sul finire dell’Ottocento da maestranze del circondario.

Una scenografica scala a rampa ellittica conduce al piano nobile. Si tratta dell’ala superiore del palazzo che, purtroppo, al momento non è agibile per lavori. Il palazzo è in stile neoclassico ma con elementi liberty, con dei meravigliosi pavimenti in stile siciliano. Secondo le testimonianze, al suo interno vi lavoravano 50 persone e si dice che i Cocuzza avessero alle loro dipendenze 3000 addetti.

E’ al Barone Salvatore Cocuzza che si deve la grande espansione della famiglia. Secondo alcuni studiosi, molti tratti del Mastro Don Gesualdo di Verga ricorderebbero la personalità del Barone. Anche lui, infatti, arrivava dalla borghesia terriera e aveva ottenuto, grazie al suo lavoro e al suo ingegno, grandi fortune. Inoltre, anche lui possedeva terreni nel territorio di Marineo, proprio come quelli descritti dal Verga. Oggi, il museo è gestito dalla Pro Loco Monterosso che ha assunto questo incarico da appena un mese. E’ possibile visitarlo il sabato e la domenica e al momento l’ingresso è gratuito. Un’esigenza nata per incentivare i flussi turistici, soprattutto quelli giornalieri. Bisognerebbe, però, che le istituzioni e altri enti preposti, contribuissero a valorizzare meglio questo magnifico palazzo: aumentare la collezione museale e aprire al più presto al pubblico l’ala superiore, in modo da permettere ai viaggiatori di fruire per intero dell’edificio. Si è sulla buona strada, ma si può certamente fare molto di più, data la maestosità e l’inestimabile valore di questo monumento che si trova nel cuore degli Iblei.

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