È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
OPERE PUBBLICHE, LE GRANDI IMPRESE NON “MANGIANO” LE PICCOLE
26 Set 2019 09:24
ROMA (ITALPRESS) – Nel settore delle opere pubbliche in Italia i grandi non mangiano i piccoli. Lo dicono le cifre dell’Osservatorio Congiunturale dell’Ance, da cui emerge che i bandi pubblici indetti nel 2018 e superiori ai 100 milioni di euro sono stati appena 18, ossia lo 0,1% dei 23 mila bandi di gara pubblicati lo scorso anno. Il valore economico dei super bandi è stato pari a 3,4 miliardi di euro, contro i 25 miliardi totali dei bandi indetti (poco più del 10%). Non solo: rispetto all’anno precedente il loro numero si è contratto del 33% e il valore economico è crollato del 44%. Una fotografia che dovrebbe rassicurare chi teme che il Progetto Italia, l’operazione di consolidamento industriale lanciata da Salini Impregilo e che è partita dall’acquisizione di Astaldi, rappresenti un pericolo per le pmi.
Sempre secondo l’Osservatorio dell’Ance, dei 18 bandi con cifre elevate pubblicati lo scorso anno, solo uno è stato assegnato a un consorzio composto da Salini Impregilo e Astaldi, mentre è stata la stessa Salini Impregilo, nelle vesti del consorzio Covic (quello che sta realizzando il Terzo Valico dei Giovi in Liguria) ad aver indetto una gara da 106 milioni di euro alimentando la filiera dei fornitori.
In Italia a mancare all’appello quindi sono proprio le grandi opere: quelle in corso sono poche e la maggior parte è ferma. E a pagarne il prezzo, tantissime aziende storiche, tra cui la stessa Astaldi, ma anche Condotte, Trevi, GLF, Unieco, Mantovani e Toti.
Su 509 mila imprese attive nel settore, il 61,4% (312 mila) ha un solo addetto, e il 90% del totale un fatturato inferiore ai 500 mila euro. Per la quasi totalità di queste aziende sarebbe quindi impossibile partecipare a gare oltre i 100 milioni, dove è molto complicato per un’impresa di medie e piccole dimensioni reggere ai labirinti burocratici di un grande appalto in Italia. Secondo il Nuvec, il Nucleo di verifica e controllo presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, mentre per gli appalti inferiori a 100 mila euro il tempo medio di realizzazione è di 3 anni, per gli appalti superiori ai 100 milioni si sale addirittura a 15,7 anni. La situazione ha dei riflessi più o meno diretti anche sulla rappresentanza delle imprese. Nel 2015 si era sciolta l’Agi (l’Associazione grandi imprese) che riuniva i big del settore sotto il cappello dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), e si era formato il “Comitato grandi infrastrutture strategiche”. Salini Impregilo ha lasciato l’associazione (ma a giugno ha annunciato l’intenzione di rientrare) e altri gruppi storici valutano questa possibilità.
(ITALPRESS).
© Riproduzione riservata