Operazione Exit Poll, elezioni 2016 a Vittoria: non mafia ma corruzione elettorale. Richiesta assoluzione per ex sindaco

Secondo il pm della Direzione distrettuale antimafia di Catania, le presunte connivenze tra mafia e politica a Vittoria alle Amministrative del 2016 non riguarderebbero il voto di scambio politico/mafioso, reato previsto dal 416 ter ma una ipotesi diversa: la corruzione elettorale. Questo è emerso durante la requisitoria che il pm Alfio Gabriele Fragalà ha pronunciato prima di sottoporre al collegio giudicante le richieste di condanna.

Riqualificando il reato e inutilizzabili per norma, una parte delle intercettazioni, il pm ha chiesto l’assoluzione dell’ex sindaco di Vittoria Giuseppe Nicosia e di Venerando Lauretta con la formula “per non aver commesso il fatto”, ritenendo invece sostenuti gli elementi di prova nei confronti dell’ex consigliere provinciale Fabio Nicosia, per Giombattista Puccio e Raffaele Di Pietro, per i quali ha chiesto la condanna per corruzione elettorale a 1 anno e 6 mesi di reclusione ciascuno, oltre a 1000 euro di multa. Secondo la pubblica accusa Di Pietro per conto di Fabio Nicosia avrebbe concordato il sostegno di Puccio con la rassicurazione di provvedere allo smaltimento del cartone per il figlio di Puccio stesso e nulla vale ai fini del reato se “l’utilita’ sia stata effettivamente erogata”.

E sulla presunta mafiosita di Puccio, seguendo la requisitoria del Pm, si riqualifica il reato. Semplificando, Giombattista Puccio, all’epoca delle indagini, era indicato come figura di vertice di clan mafioso a Vittoria. Puccio però e’ stato recentemente prosciolto in altro procedimento dal reato di associazione mafiosa (anche se ci sono altre condanne, sono risalenti nel tempo), e quindi il pm, venendo meno la sua “qualificazione” di mafioso, ha ritenuto non configurabile il reato del 416 ter ovvero il voto di scambio politico mafioso, e ha riqualificato il reato stesso in ‘corruzione elettorale’.

Il Pm Fragala’ ha chiesto poi la condanna di Nadia Fiorellini per falso ideologico a 2 anni (con attenuanti generiche anche alla luce della condotta processuale) e di Raffaele Di Pietro a due anni e tre mesi. Di Pietro, secondo l’accusa, avrebbe sottoscritto per diverse persone una lista elettorale, le cui firme non sarebbero state apposte dai diretti interessati, mentre la Fiorellini avrebbe validato la lista ponendo l’autentica senza una verifica ad personam. Poi una serie di richieste di assoluzione con la formula “per non aver commesso il fatto” per il reato di  corruzione elettorale per Giuseppe Nicosia, Raffaele Giunta e Vincenzo Gallo, e per il reato di falso per Fabio Nicosia e Raffaele Giunta.

Il rappresentante della Pubblica accusa in premessa alla requisitoria ha parlato di “un processo travagliato e che ha coinvolto emotivamente tutte le parti processuali”, rimarcando la sua “estraneita’ emotiva al processo” dalle fasi di indagine a gran parte dell’attivita’ istruttoria e dibattimentale dal momento che sono stati diversi i pm che si sono succeduti. Una situazione, ha detto Fragala’, che lo avrebbe posto nella condizione di vantaggio, di vedere i fatti “frigido pacatoque animo”, con mente fredda e pacata.

Un discorso a parte merita la vicenda che riguarda i presunti accordi per la stabilizzazione dei lavoratori della ditta di igiene ambientale inquadrata nella corruzione elettorale. Anche in questo caso le prove utilizzabili, non proverebbero lo scambio di promesse tra politici e lavoratori. Va detto che proprio per questa vicenda un altro ex sindaco, Giovanni Moscato, aveva chiesto di essere giudicato con rito abbreviato e venne condannato a 1 anno e 4 mesi. Se le richieste del Pm dovessero essere confermate dal Tribunale collegiale, l’assoluzione richiesta per questo capo di imputazione – per non avere commesso il fatto -, potrebbe avere ripercussioni nel processo di Appello, anche per Moscato

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