Omicidio di Giarratana, premeditazione e crudeltà tra le aggravanti contestate a Mariano Barresi

Formulati i capi di imputazione per Mariano Barresi, il 65enne pensionato che uccise il 4 marzo del 2023 la cognata Rosalba dell’Albani, 52 anni, a Giarratana. E’stato notificato all’indagato l’avviso di conclusione indagini: Mariano Barresi, è indagato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dagli abbietti e futili motivi, dalla crudeltà, e dall’aver commesso il delitto in circostanze tali da ostacolare la privata difesa. Per quanto ricostruito dalla Procura, nella formulazione dei capi di imputazione, Barresi che ha colpito la donna di notte, limitandone così ulteriormente anche le possibilità di difendersi, lo avrebbe fatto per vendicarsi del cognato, militare dell’Arma, per futili motivi; ha pugnalato la donna al collo recidendone la carotide ed è rimasto a guardarla agonizzante. Il coltello se lo era portato da casa, era sceso dalle scale lasciando il suo appartamento per raggiungere quello della suocera al piano terra e lì ha agito. Rosalba Dell’Albani stava assistendo l’anziana madre. 

Le esequie e lo sgomento della comunità di Giarratana 

Un delitto che ha lasciato tutta la comunità di Giarratana sgomenta. Un paese intero aveva partecipato alle esequie della donna, stringendosi al marito Paolo Fracasso, militare dell’Arma, ai figli Michael e Gabriel uno carabiniere e l’altro militare nell’Esercito e al più giovane dei figli, Bryan. Una famiglia molto conosciuta e apprezzata. Una folta rappresentanza dell’Arma con il capo di stato Maggiore della Legione, Pasquale Vasaturo, il comandante provinciale Carmine Rosciano, e poi l’Esercito, la Polizia, la Guardia di Finanza e in testa il questore Giusi Agnello, aveva presenziato alla cerimonia funebre officiata dal vescovo Giuseppe La Placa.  

“Una comunità che cerca un senso ad un evento assurdo e privo di senso”aveva detto durante l’omelia il vescovo di Ragusa, “smarrita”, per un fatto che “supera le capacità razionali”, “ripugna il nostro spirito”. È una comunità “paralizzata dalla sofferenza”, e con tutto il cuore vicina ai famigliari. Monsignor La Placa aveva delineato il tratto di Rosalba Dell’Albano come una donna di fede pura e autentica. “Dormiva quando ce l’ha portata via la morte – aveva detto il presule – ma la sua anima di giovane madre e moglie fedele e affettuosa, disponibile e generosa, era sveglia, lo era la sua anima di figlia che si prende cura della madre”, le ultime parole pronunciate prima di chiedere l’aiuto di Dio e di affidare la comunità alla Vergine Addolorata per affrontare il dolore, per avere la grazia di amore e misericordia, per la forza del perdono affinché prevalga sul risentimento, per privilegiare “il bene, il bello e il giusto nei nostri cuori”.

La confessione dell’omicida 

Era stato subito sottoposto a fermo, subito Mariano Barresi; durante l’interrogatorio di garanzia nell’udienza di convalida del fermo, a ridosso dell’omicidio, nel confessare il delitto, aveva detto di sentirsi perseguitato da circa un mese da qualcuno non vicino al contesto famigliare – e avrebbe chiesto al giudice se ci avrebbero disposto dei controlli in merito – e che da un anno soffriva di depressione (però mai certificata), fatti che uniti alla preoccupazione economica di non riuscire a fare fronte al futuro con la sua pensione, avrebbero minato la sua psiche. Aveva anche detto di non avere alcun motivo di astio con la cognata che considerava “come una sorella”, nè con altri famigliari. Un’unica coltellata al collo, quella che Barresi aveva inferto alla cognata, e che ne aveva reciso la carotide, e che secondo la Procura sarebbe stata dettata dalla volontà di fare del male al cognato, di punirlo per futili motivi, per ragioni inesistenti: Barresi riteneva che qualcuno controllasse i suoi movimenti, si sentiva perseguitato. 

Le richieste di perizia psichiatrica

In varie fasi del procedimento, il legale dell’uomo, l’avvocato Sergio Crisanti ha chiesto venisse disposta una perizia psichiatrica, che potesse attestare le condizioni del Barresi nel momento in cui commise il delitto; poi in una seconda fase, se le sue condizioni fossero compatibili con il carcere o se invece fosse opportuno un trasferimento in una comunità terapeutica assistita. Più recentemente è stato incaricato un perito, sempre con le stesse motivazioni, per esaminare lo stato clinico di Barresi per il rischio suicidario emerso dalla relazione di un consulente di parte, lo psichiatra forense Silvio Ciappi, ma la perizia non avrebbe fatto emergere particolari patologie. Negli ultimi mesi, ci sarebbero stati alcuni ricoveri dell’uomo – al momento detenuto al carcere di Caltagirone – per attacchi di schizofrenia e panico e controlli cardiaci. La difesa prenderà nei prossimi giorni contezza del materiale contenuto nel fascicolo. 

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