OGNUNO GUARDI IN CASA SUA

Soprattutto in periodo di campagna elettorale, è stato facile imbattersi in esponenti politici che, forse perché a corto di idee, argomenti e proposte, non hanno trovato di meglio che propinare gratuite offese agli avversari, arrivando addirittura a dubitare dell’onestà e della correttezza.

Bene avevano fatto i destinatari di queste parole al vento a ribattere che nulla era tato mai a loro eccepito, né di ordine civile, né contabile, né penale.

Non ci si può esimere dal rilevare alcune notizie nazionali e regionali che hanno attinenza con l’argomento.

L’onorevole Marianna Madia non è certo un modesto esponente di provincia del partito: diplomata al Lycée Chateaubriand di Roma, ha ottenuto la maturità francese con mention bien, ha conseguito la laurea in Scienze Politiche, con lode, e si è specializzata all’Istituto di Studi Avanzati di Lucca, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in economia del lavoro. Collabora con l’ufficio studi dell’AREL, l’Agenzia di ricerche e legislazione fondata da Nino Andreatta, di cui, dal giugno 2012, è membro del comitato direttivo.

Veltroniana di ferro, è stata candidata una prima volta nel 2008, per essere riconfermata nelle ultime politiche, forte dei consensi, oltre 5.000, ottenuti alle primarie. Bellezza, competenze, e anche la frequentazione di ambienti e persone giuste, per inciso, ma non guasta, legata in passato a Giulio Napolitano, figlio di Giorgio. Non è nuova ad esternazioni forti, di cui si sono occupate le cronache.

Alla fine dell’agosto scorso fece scalpore il suo intervento ai microfoni di La Zanzara su Radio24, quando dichiarò che, dovendo scegliere Pdl e Movimento 5 Stelle (o meglio, Grillo), avrebbe votato Pdl.

In particolare, disse: “Grillo, i grillini hanno dei metodi antidemocratici, sono violenti… La violenza non è solo quella fisica”. Allora fu osservato come la battuta, sul voto al PDL, non era altro che una replica di quanto già affermato dall’attuale Presidente del Consiglio Enrico Letta.

Nel corso dell’attuale tour di Fabrizio Barca, a Roma, che prepara la scalata alla segreteria del Pd, lapidaria l’ultima sua esternazione: “Il Pd è un’associazione a delinquere”, un’accusa choc, durante un dibattito pubblico. “Nel Pd a livello nazionale ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie dei parlamentari ho visto, non ho paura a dirlo, delle vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio”. Così riporta liberoquotidiano.it (http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1268314/L-accusa-della-Madia—Nel-Pd-ci-sono-associazioni-a-delinquere–troppi-delinquenti-.)

E la sua invettiva contro il partito non finisce qui, “Cosa ho visto nel Pd che ha gestito il gruppo parlamentare dall’inizio di questa legislatura? Ho visto ipocrisia, ho visto opacità, ho visto un sistema che non chiamerei neanche di correnti, ma di piccole e mediocri filiere di correnti di potere che sono attaccate, così attaccate appunto al potere che non vogliono cedere un millimetro”.

Le parole della deputata fanno capire che aria tira nel partito, come ci sia una guerra interna, cosa di cui non possiamo meravigliarci dopo quello che abbiamo visto e sentito in sede locale. Il tutto porterà, dappertutto, a congressi che saranno drammatiche rese dei conti.

Non vien difficile al quotidiano milanese, titolare, dopo un giorno, “la Madia aveva ragione” e stavolta per fatti che ci riguardano più da vicino.

Nei mesi scorsi Milena Gabanelli, con la sua trasmissione Report, è stata fatale nei confronti del Movimento 5 Stelle, ora ne soffre anche il PD: si era parlato di strane parentele e di strani intrecci in Sicilia a Messina tra alcuni esponenti del Pd, i loro familiari e alcuni dirigenti regionali per i fondi destinati agli enti di formazione. Ora la procura di Messina ha aperto un’inchiesta e a finire nel mirino sono due deputati democratici, Francantonio Genovese, suo cognato, il deputato regionale, sempre del Pd, Franco Rinaldi e altre nove persone fra cui le mogli, sorelle gemelle, nonché la sorella di Genovese e un nipote.

Al momento si tratta solo di indagini per cui non è necessaria nemmeno l’autorizzazione a procedere della Camera, per cui Genovese può restare al suo posto, anche se la posizione del Partito Democratico è imbarazzante in quanto il potente notabile della politica messinese, tenutario di un enorme bacino di preferenze, era entrato nelle liste degli impresentabili del partito per un’altra inchiesta per abuso d’ufficio.

L’inchiesta della Procura di Messina riguarda i finanziamenti per la formazione professionale regionale per il periodo che va dal 2007 al 2013. Gli investigatori stanno cercando di fare chiarezza sui corsi organizzati da enti professionali legati ai due parlamentari e su compravendite o cessioni di rami d’azienda tra questi enti. L’ipotesi di reato è associazione a delinquere che sarebbe stata finalizzata al peculato e anche alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Senza riserve le dichiarazioni del Presidente della Regione Rosario Crocetta, che, senza usare troppi giri di parole ha affermato ai microfoni di Tgs: ”La formazione è una voragine di corruzione, non entro in merito all’inchiesta, che spetta alla magistratura. Ma la burocrazia regionale, insieme ad alcuni imprenditori, ha gestito la formazione con una commistione strana con la politica”..

Il filone della formazione nella Regione Siciliana promette ulteriori sviluppi.

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