NUOVO LOOK VIA ROMA: PRIMA DELL’ABITUDINE L’EMOZIONE!

Troverò, mentre scrivo, come collegare questo “amarcord” sulla Via Roma con la rubrica di Sanità, in maniera che il nostro Direttore non si inalberi, ma non mi volevo esimere dal ricordare quella che i bravi giornalisti chiamano il salotto buono di Ragusa, ora che ha rifatto il look.

E siccome oltre 52 anni fa vi ho visto la luce  (io c’ero ma non mi pare di ricordare con chiarezza!!) con la precisione all’angolo con Via S. Anna, terzo piano, penso di poter commentare un pezzo della sua storia.

Intanto perchè nel 1960,  in epoca relativamente moderna, mia Madre, appartenente a famiglia benestante e moglie di Medico (non è che allora c’è ne fossero tanti in Città) partoriva in casa? Perchè, e qui accontento il Direttore legando i ricordi al tema della mia rubrica, mio Padre, già allora Ottimo Medico oltre che gran Signore, come poi ebbe modo di dimostrare nella sua impareggiabile futura carriera, era stato, diciamo così, “allontanato” dall’Ospedale, allora a gestione privata, per ragioni “Politiche”; come vedete passano gli anni ma le cattive abitudini restano.

La via Roma mi ha visto crescere; ricordo di aver imparato a contare veloce stando dietro la vetrina della Salumeria di mio Nonno (Don Turidu Arancio) quando ancora il senso di marcia era doppio e contavo le macchine che andavano da Corso Italia al Ponte Nuovo e quelle che venivano in senso contrario.

Ricordo tanti personaggi che la frequentavano e che frequentavano il Circolo Turati, ove ragazzino ho visto, in bianco e nero, in una delle poche televisioni una finalissima di Coppa Intercontinentale tra Milan e mi pare Estudiantes, della cui violenza parlano ancora gli annali calcistici. E accanto al Turati chi voleva tirare tardi a Ragusa si rinfocillava da Arancio con le arancine e le focaccine, quindi il Centro della Via Roma si animava fino a tardi ed era il Centro della Città.

Ovviamente ricordo con enorme piacere il gusto ed il sapore del panino con la mortadella di mio Zio Franzo, per me un secondo Padre, che lavorava nella Salumeria con il nonno e che negli ultimi anni del Liceo ho aiutato anche io facendo dal lavapiatti al cameriere cioè “u picciuttiedu”, periodo della vita che ognuno dovrebbe sperimentare.

Ricordo la Domenica pomeriggio quando venivano attaccati nel muro tra la porta del Caffè Roma e quella del Turati, su un grande fac simile di schedina del Totocalcio verde, come il verde dei campi di calcio, i risultati delle partite, non appena “Tutto il calcio minuto per minuto” sponsorizzato dalla Stock di Trieste era finito; la banchina era piena a tappo di gente che guardava, commentava e appuntava i risultati nella speranza che la vita potesse cambiare in un amen.

E non posso chiudere senza un ricordo di GinoPaolo o meglio del Sig. Gino e di Paolo come affettuosamente li conoscevano tutti in Città; da ragazzi di bottega diventarono imprenditori di se stessi. Del primo ricordo il profondo rispetto e l’ammirazione che portava per mio Nonno e soprattutto per mia Nonna , la grande Signorilità, l’affetto dimostrato negli anni per tutta la sua famiglia a cui dette la possibilità di una vita dignitosa nonchè la sua esagerazione con il fumo che poi da Medico, avendolo avuto come assistito , ho provato ahimè tardi a stoppare.

Di Paolo, che poi trascorse gli ultimi anni di vita a Marina, sempre impegnato nel lavoro, ricordo un episodio; dopo tanti anni che non era più proprietario del Caffè Roma, io già adulto e Medico, mi sono trovato con Lui al Bar mentre stava per consumare un caffè. Avendo visto che il bancone era sporco allungò il braccio, prese la spugnetta e lo pulì con lo stesso affettuoso garbo di quando erano Lui e Gino i proprietari; sono di certo stupido, ma il ricordo mi commuove ancora.

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